Cucina Lucana

Basilicata in Cucina. Ricette, Eventi, Interviste

A culummr. Preparazione delle focacce (Nova Siri)

A culummr. Preparazione delle focacce (Nova Siri)

 

Intervista a Maria Vincenza Milione, Marenza D’Armento e Nicola D’Armento realizzata da Maria Pastore

Allora, io ora devo impastare un po’ di pasta perché devo farci una focaccia, vediamo il forno altrimenti poi li bruciamo, e faccio una focaccia così la mangiamo oggi. (Cenzina)

Quindi, tu, con la focaccia vedi com’è il forno?                                                                                                            

Sì. Facciamo un po’ di pasta, ci facciamo due focacce così le mangiamo oggi, e in più vediamo il forno altrimenti se li metti direttamente (I Culummr) si bruciano. (Cenzina)

Metti la stessa farina dei biscotti?                                                                                                                                      

No. Nei biscotti ho messo un po’ di farina bianca, mista, metà e metà. Invece il pane lo faccio solo di grano duro e anche la focaccia.                                                                                                                              Questa solo acqua e sale e lievito, come se facessi il pane. (Cenzina)

Marenza, vedi se c’è l’acqua tiepida. (Cenzina)

Il sale, dov’è? Vedi Marenza forse è là dietro. (Cenzina)

Questo quanto tempo?                                                                                                                                                          

E questo più o meno un paio d’ore perché diamo il tempo che fanno i biscotti e poi facciamo le focacce, così poi li inforniamo tutti nel forno, prima le focacce e poi i biscotti, cioè I Culummr. (Cenzina)

Questo è per fare le focacce, è un altro impasto, è senza niente, acqua e sale questo e ci dobbiamo fare le focacce, c’è anche il lievito.(Cenzina)

Riguardo al  lievito, hai usato quello di birra?                                                                                                                    

Sì, quello di birra. Prima usavamo il lievito madre, però ora siccome il pane non lo fa più nessuno, allora questo lievito che sta tanto. Lo facciamo con il lievito di birra. (Cenzina)

Come si faceva il lievito madre?                                                                                                                                          

Il lievito madre, ad esempio oggi facevo questa pasta, ogni volta che facevamo il pane tenevamo una tazza piena di lievito. Quando dovevamo fare il pane, la sera prima, con questo piccolino facevamo un bel lievito grande come un pane, e il giorno dopo ci impastavamo il pane. (Cenzina)

E’ cresciuta, poverina, senza essere coperta è cresciuta! (Cenzina)

Questi li sto friggendo per fare una focaccia. (Cenzina)

Cosa c’è dentro?                                                                                                                                                               

I peperoni, ora ci metto il pomodoro nel boccaccio (contenitore di vetro) che abbiamo fatto noi.           I peperoni anche sono i nostri, sono stati congelati nel congelatore, vengono bene. Ora li soffriggo, ci metto il pomodoro e poi facciamo le focacce. Facciamo il pranzo oggi. Poi ho fatto un po’ di bietole, facciamo i calzoni con le bietole e li mangiamo oggi. (Cenzina)

Le fai sempre queste focacce?                                                                                                                                 

Sì, ogni tanto. Li faccio anche ai miei nipoti quando si riuniscono con i compagni,  gliele faccio e trascorrono una bella serata davanti casa, sotto la tettoia e mangiano, ora che viene il bel tempo. Ai compleanni li faccio sempre, solo che da ora in avanti inizio ad arrendermi, sto diventando anziana.(Cenzina)

Il sale. (Cenzina)

Quanto sale ci metti?

Lo metto così, più o meno come quando fai la minestra. Non lo misuro il sale, lo metto così.                  Ora vado a prendere l’aglio. (Cenzina)

L’origano dove l’hai preso?                                                                                                                                         

L’origano anche l’abbiamo fatto noi, l’abbiamo piantato un pochino e tutti gli anni lo facciamo quanto basta per la casa. Prima si comprava poco, quando stavamo in campagna compravamo poco, era tutto nostro, il pollo, l’agnello, ora chi lo fa più, mio marito è morto, io divento anziana, i miei figli lavorano e non fanno più questo lavoro e quindi non le facciamo più  queste cose. (Cenzina)

A cosa ti serve la cipolla?                                                                                                                                                 

Con la cipolla ci facciamo la focaccia, ora la friggiamo un po’ e poi ci facciamo la focaccia.(Cenzina)

Anche la cipolla è vostra?                                                                                                                                                       

Sì. Anzi quest’anno ne abbiamo fatta poca, sempre perché io sono anziana. (Cenzina)

Quindi tutta roba genuina qua?                                                                                                                                     

Sì, fino ad ora sì, da oggi in avanti non lo so i giovani che fanno. (Cenzina)

Versa olio. (Cenzina)

Dimmi basta. (Marenza)

Marenza, ora devi farmi le pinne per i falagoni. (Cenzina)

Le devo stendere? (Marenza)

Falli a panino ora e poi li dobbiamo fare con u lagnaturicc (un mattarello piccolo). (Cenzina)

Ma nello stesso momento o dopo? (Marenza)

Sì, dopo che hai fatto i panini. (Cenzina)

Panini intendi che li devo solo un po’ così rotondi. (Marenza)

Sì, non farli assai. (Cenzina)

E a cosa servono questi?                                                                                                                                         

Questi servono per fare i calzoni con la verdura. (Cenzina)

E in dialetto come si chiamano? (Marenza)

I falagun, diciamo noi in dialetto, con la verdura dentro, con gli spinaci. Io oggi ho la bietola, che è nostra, spinaci non ne ho. (Cenzina)

Prendi il mattarello che le facciamo. Ora devo preparare il forno. (Cenzina)

Quanto grandi li devi fare?                                                                                                                                             

Più che grandi, bisogna guardare, secondo me, allo spessore dell’impasto, perché deve essere né troppo fine, né troppo grosso, altrimenti nel piegarlo si spezza, quindi in base anche a quello mi regolo sulla grandezza. Poi comunque chiediamo alla “maestra” con precisione e vediamo a che altezza ci possiamo fermare.(Marenza)

Va bene così. (Cenzina)

Va bene? A me sembra ancora un po’ grosso. (Marenza)

E fallo un altro po’, ma poco. (Cenzina)

Dove lo devo mettere? (Marenza)

Mettilo qua, Marenza. (Cenzina)

Tu stai preparando per le pinne?                                                                                                                             

Sì, con la verdura. (Cenzina)

Vedi se va bene. (Marenza)

Va bene, va bene, va benissimo. (Cenzina)

Ora stiamo preparando per accendere il forno. Eccolo qui il forno. Questo scanatur (spianatoio) è del 1958, quando mi sono sposata. (Cenzina)

Ma non lo usi più però?                                                                                                                                                 

Sì, ci metto le focacce quando le tiro dal forno. (Cenzina)

Ho capito.

Il forno,invece,quando lo avete costruito? (Marenza)                                                                                           L’abbiamo costruito nel ’68 /’69. (Cenzina)

E’ sempre rimasto questo?

Sì è sempre rimasto questo. Ora è diventato vecchio, però è inutile fare il nuovo, chi lo fa il pane? (Cenzina)

Quanto è grande?                                                                                                                                                          

Ci vanno dieci pani. (Cenzina)

Come si chiama questo strumento?                                                                                                                        

Questa è la pala per infornare e per sfornare. Ora sto togliendo un po’ di cenere perché è troppa. Questo straccio qui è u munnl,  per pulire il forno. Questo è u rambin, per tirare la brace.(Cenzina)

E questi oggetti li avete fatti voi?

Quali?(Cenzina)

Questi qua che stai usando.                                                                                                                                                

Sì, li ha fatti mio figlio. (Cenzina)

Dobbiamo iniziare ad accendere il fuoco? (Nicola)

Sì. Oggi ho questi ragazzi che mi animano. (Cenzina)

E beh sì, è bello questo che in qualche modo vengono riprese e che portiamo avanti queste tradizioni. (Nicola)

Tu che stai facendo?                                                                                                                                                                

Io devo iniziare ad accendere il forno perché dobbiamo infornare tra un po’, la nonna mi dice che è tutto pronto. (Nicola)

Tra un’ora (si inforna). (Cenzina)

Ci vuole un’ora per portarlo a temperatura giusta. Questa è la prima legna che servirà a dare fuoco alla miccia. Possiamo no, Marenza? (Nicola)

Credo di sì. (Marenza)

Ecco. Abbiamo dato fuoco alla prima legna. (Nicola)

La legna è vostra?                                                                                                                                                                   

Sì, la legna la facciamo noi. E’ la potatura delle olive che poi  facciamo a fascine, vengono così’ chiamate, si secca e quando servono li usiamo per ardere  il forno. (Nicola)

Questa è la verdura, l’ho salata. (Cenzina)

E’ verdura cruda o l’hai lessata?                                                                                                                                                

No, cruda, tagliata a pezzettini e salata. (Cenzina)

E si chiamano in dialetto nostro novasirese i falagun chi iet. (Nicola)

Con le? (Marenza)

Iete, bietole. (Nicola)

Queste cosa sono?                                                                                                                                                                   

Questi sono i ciccioli del maiale e devo farci la sfogliata. Solo che ora sono congelati, ho dimenticato di farli prima e ora li devo fare al momento. (Cenzina)

Come li hai conservati nel freezer?                                                                                                                             

Questi li ho messi sotto sugna (strutto) e messi nel frigo. Dovevo togliergli ieri sera o stamattina, ma mi sono dimenticata. (Cenzina)

E per tradizione si prende un coltello e si dà su. (Marenza)

Pazienza. (Cenzina)

E adesso che fai?                                                                                                                                                         

Adesso li faccio sciogliere sul fuoco e ci faccio la focaccia, se ci riesco, la Madonna deve aiutarmi. (Cenzina)

Vedi Maria, il forno va benedetto, mettiamo  nel forno un pezzo di palma benedetta e si benedice. (Nicola)

Si mette (la palma) per far benedire il forno?                                                                                                                   

Sì, è una nostra tradizione del periodo pasquale. (Nicola)

Cosa stai lavorando?                                                                                                                                                                 

Stiamo facendo le focacce, le stiamo schiacciando, poi ci mettiamo i condimenti sopra. (Cenzina)

Questa non è cosa mia, non ci riesco. (Marenza)

Questa non la sai fare. (Cenzina)

Non l’ho mai capita come si fa. (Marenza)

Scusa Marenza ti posso insegnare io? (Nicola)

Ecco! (Marenza)

Metti una mano qua e con l’altra spingi, altrimenti non l’allargherai mai. (Nicola)

Ma perché dice che non la devo strappare. (Marenza)

Ma non devi farla solo in mezzo, anche intorno. (Cenzina)

Che cos’è?                                                                                                                                                                         

Questa è la sfogliata con i ciccioli del maiale, con lo strutto, tutto insieme. “Come si mangia bene!” (Cenzina)

Sapessi a chi la devo fare questa? Questa solo perché le altre sono le nostre. (Cenzina)

Questa è a cela forn, la mettiamo quando c’è già la fiamma nel forno, è più saporita. (Cenzina)

Nel frattempo tu che stai facendo?

Sto facendo questi calzoni con la verdura. (Cenzina)

Cosa ci metti dentro?                                                                                                                                                             

Un bietola a pezzettini e poi condita con aglio, peperone e olio. Noi lo chiamiamo u falagon con la verdura. (Cenzina)

Forncè (forno) non mi far arrabbiare! (Cenzina)

Quindi inforni prima le focacce?                                                                                                                                  

Sì, e poi mettiamo i cullur. (Cenzina)

Per i cullur il forno deve essere forte oppure no?                                                                                                  

Deve essere né tanto forte ma nemmeno lento, lento. Una via di mezzo. (Cenzina)

Le focacce le hai messe nella tortiera?                                                                                                                      

Un po’ per terra e un po’ in tortiera. A seconda dei gusti.(Cenzina)

Qual è la differenza?                                                                                                                                                      

Beh, per terra cuociono sul mattone, son ben cotte. Invece nella tortiera c’è un po’ di olio, vengono come se fossero fritti, hanno un sapore migliore. Però c’è chi li preferisce per terra perché vengono più croccanti .(Cenzina)

 

 

 

 

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A Culummr (Nova Siri) – Intervista completa

A Culummr (Nova Siri)

Intervista a Maria Vincenza Milione, Marenza D’Armento, Nicola D’Armento Realizzata da Maria Pastore

Intervista

Allora, mettiamo sei chili di farina e sei cucchiai di sale, poi un lievito e una metà perché fa freddo altrimenti bastava solo un lievito. Poi metto dodici uova. (Cenzina)

Sono tue le uova?  

Sì, le uova sono produzione propria.  Quindi dodici uova, un bicchiere a chilo di vermouth bianco, un po’ di magnesia. (Cenzina)

Perché la magnesia?                                                                                                                                                        

Per farli crescere e poi metto sei cucchiai di strutto.

Lo hai comprato (lo strutto)?                                                                                                                             

No,no, è mio! (Cenzina)

Quindi fai il maiale?                                                                                                                                                     

 Sì .L’ho fatto io. (Cenzina)

Marenza conta ! (Cenzina si riferisce ai bicchieri di strutto da versare nell’impasto).                                                     Nonna, quanto hai detto che ce ne devi mettere? (Marenza)                                                                                                 Uno a Chilo. (Cenzina)                                                                                                                                                                          E quanti chili sono? (Marenza)                                                                                                                                                        Sei. (Cenzina)                                                                                                                                                                                    Allora sei bicchieri di strutto, siamo ancora a tre! (Marenza)

Un po’ di acqua tiepida (Cenzina la versa nell’impasto)  e un altro pezzettino di lievito perché fa freddo.

Ai tempi nostri la impastavamo a mano, ora c’è l’impastatrice. (Cenzina)                                                                           Nonna, ma deve essere dura la pasta? (Marenza)                                                                                                                            E insomma deve essere né troppo dura né troppo umida, deve essere giusta. (Cenzina)

Quando eri piccola hai imparato a fare questi Culummr?   

E si con mia madre li abbiamo sempre fatti, le tradizioni antiche! (Cenzina)

Ora possiamo impastare! (Cenzina)

Quanto tempo deve impastare?                                                                                                                                       

Un quarto d’ora.

Nonna, ma tua mamma era di Terranova? (Marenza) Sì! (Cenzina)

Era di Terranova?         

Sì! Questa è una ricetta di Terranova che ha fatto sempre mia madre, poi io mi sono trasferita qua (a Nova Siri), sono sessant’anni che sono qua, mi sono adeguata con mia suocera e lo stesso li abbiamo fatti. (Cenzina)

Ma tua suocera li faceva uguali alla tua ricetta di Terranova?   

E sì, più o meno sì. (Cenzina)

Quindi questa ricetta è proprio tipica di Terranova?

Sì!(Cenzina)

L’olio ti serve per l’impasto?       

Sì, per l’impasto. (Cenzina)

Quando impastavi a mano ci voleva più tempo?                                                                                                                  

E sì, fatica! Ci volevano le braccia per lavorare la pasta. Ora se non ci fosse l’impastatrice non ne farei più perché le braccia non ce la fanno. (Cenzina)

Ascolta, ma in questa casa ci fai tutti i lavori?                                                                                                                

Sì. Ci ammazzavamo il maiale una volta, ora nemmeno quello facciamo più, il pane di casa e poi ci facciamo tutti questi servizi qua, la salsa anche. La teniamo solo per fare questi servizi qua, è una cucina grezza. (Cenzina)

Ma tu cucini sempre?                                                                                                                                                                                  

E insomma, tutti i giorni! Ci sono i miei nipoti e allora … Ora ho Marenza che mi aiuta un po’, altrimenti sola sola che farei, Marenza mi aiuta invece Floriana non ne vuole sapere. (Cenzina)

Floriana è l’altra nipote?                                                                                                                                              

Sì,è l’altra nipote. (Cenzina)

Nonna, ma nessuno dei giovani ne vuole sapere. (Marenza)

Non ne vuole sapere più nessuno quindi queste tradizioni vanno a finire, maiale, salsa, pure la cucina tra poco! (Cenzina)

Ci vuole un altro po’ di acqua nell’impasto! (Cenzina)

Ora dobbiamo prendere la coperta perché deve stare al calduccio un po’! (Cenzina)

Nonna, quante generazioni ha questa coperta! Era di nonna Maria? (Marenza)

Era di nonna Maria, di  mia madre, l’ha fatta lei. Io però la tengo solo per fare questi lavori. (Cenzina)

Quindi ci metti a riposare la pasta?                                                                                                                                  

Sì, ci metto a riposare la pasta. Dopo che ha finito di impastare l’impastatrice la metto a riposare un pochino al calduccio, e poi facciamo le forme, la Corona di Gesù si chiama questa ( Cenzina fa riferimento alla Culummr)

Nonna, fammi capire, quando tua madre ti ha insegnato come ti ha detto, dobbiamo fare? (Marenza)

No, non è che mia madre mi ha insegnato, dietro a lei ho fatto pure io: vedendo di fare, saper di fare. (Cenzina)

Nonna, quanti anni avevi? (Marenza)

Avevo dodici, tredici anni, già facevo tutto con mamma, facevo il pane, perché come lo faceva mamma lo facevo anche io. A quel tempo poi non andavamo sempre in giro, stavamo sempre intorno alle mamme e allora abbiamo imparato anche noi a fare tante cose, abbiamo imparato a fare il maiale, a fare tutto. Invece i giovani di oggi stanno con il computer in mano, stanno con il telefonino, non ne fanno di queste cose.                                                                                                                    Poi ci vuole anche passione, noi eravamo due sorelle, mia sorella non ne voleva sapere, a lei  piace solo mangiarle queste cose, già mi ha raccomandato: “Non fare queste cose perché poi ti stanchi e non stai bene”! Però poi se gliele mandi, le mangia! (Cenzina)

A San Severino c’era un giorno tipico per fare questi Culummr?                                                                                        

E sì, a Pasqua. (Cenzina)

Nella settimana Santa?                                                                                                                                             

 

Sì, nella settimana Santa. (Cenzina)

E poi cosa ci facevate con questi Culummr?                                                                                                                       Li mangiavamo! Uno lo regalavi ad un amico, come facciamo anche ora, non li mangiamo tutti noi! Uno ad un amico, uno ad un fratello, un altro ai nipoti e si consumano. E’ la tradizione di Pasqua! Poi ai tempi nostri non c’era niente, c’erano solo questi e allora questi cullur che sapore avevano! Oggi, non ne vogliono! (Cenzina)

Hai assaggiato la pasta?                                                                                                                                                         Sì, se è buona di sale. (Cenzina)

E’ buona di sale?                                                                                                                                                                

 Mi pare che è buona! Speriamo! (Cenzina)

Buona di sale che significa?                                                                                                                                              

E beh, se è salato è brutto e se è dolce non hanno sapore. La minestra deve essere giusta di sale, con la speranza che ce la facciamo venire giusta. (Cenzina)

Questa è una casa che è sempre in disordine! (Cenzina)

Prima si sentiva di più la tradizione perché li facevano tutti, ora non ne fa più nessuno, la gente è diventata moderna, non ne fanno più. C’è qualcuno che ancora li fa’! (Cenzina)

Quanto tempo devono lievitare? (Marenza)

Un paio d’ore. (Cenzina)

A cosa serve quell’acqua?                                                                                                                                     

Serve per riscaldarla e metterla nell’ impasto, se è necessario un altro goccino la devo mettere calda altrimenti poi non lievita bene. (Cenzina)

Quando eri giovane ti aiutava qualcuno?                                                                                                                  

Mia mamma, mia zia, queste cose si facevano in compagnia. A Natale, per esempio, facevamo i crisp (le crispe o pettole), anche lì ci voleva gente per friggerli, eravamo in tre a friggere; ora a fare queste cose (i culummr) da sola li fai però se c’è qualcuno che ti aiuta è buono. Piano piano li farò, poi viene Nicola, mio figlio, a fare il forno e mi aiuta. Poi tante cose da sola non si possono fare, anche perché ho la mia età. (Cenzina)

Quanti anni hai?                                                                                                                                     

Settantanove. (Cenzina)

Prendiamo un altro po’ di acqua tiepida altrimenti si raffredda la pasta. (Cenzina)

Cumma Cenzina, come si chiama questo strumento?

Questo lo chiamiamo u scanatur (spianatoio), dove scaniamo tutto; ora in italiano non so come si chiama, figlia mia! (Cenzina)

Lo hai comprato o lo hai fatto fare?                                                                                                                                             

Lo ha fatto il falegname. Questo è più nuovo, quello lì invece è di quando mi sono sposata, ha settanta anni. (Cenzina)

Sai che legno ha usato il falegname?                                                                                                                

Noce. Abete o noce. (Cenzina)

E questa che hai in mano cos’è?                                                                                                                                               

Questa è a crscend, ci si taglia la pasta con questa. (Cenzina)

Ma soprattutto a crscend serve perché u scanatur deve essere sempre pulito, questa è la prima cosa che mi hai insegnato. (Marenza)

E infatti. U scanatur sempre pulito. Non deve essere sporco, tutto roccl ( grumi di farina) deve essere pulito perché devi farci la pasta. (Cenzina)

Quanto tempo deve stare nell’impastratrice? (Marenza)

Ha quasi finito. Poi deve stare una mezz’oretta o più là (indica le coperte). (Cenzina)

Quindi qui è già pronto per riposare?                                                                                                                         

Per riposare un po’. La copriamo bene perché non si raffredda (la pasta). (Cenzina)

Perché la copriamo?                                                                                                                                                  

  Perché deve lievitare altrimenti se si raffredda non lievita bene. (Cenzina)

A Nova Siri si chiamano allo stesso modo?                                                                                                                  

A Nova Siri li chiamano I Clummr, questa che facciamo con l’uovo. (Cenzina)

Perché si chiamano così?                                                                                                                                         

Prima li chiamavano così gli antichi, ora nemmeno li chiamano più così. Sembra la Corona di Gesù, intrecciata con le uova, come quando hanno messo la corona a Gesù, li chiamavano I Culummr.   Invece nel dialetto di Terranova li chiamavano I Czzol c l’ ov. (Cenzina)

E tu ora li chiami così, I Clummr?                                                                                                                                             

E sì, li chiamo così perché sono sessant’anni che sono qua. Avevo quattordici anni quando sono venuta qua a Nova Siri. Mio padre, per lavoro, è venuto qua a lavorare e ci siamo trasferiti a Nova Siri. Dal 1954 che siamo qua. Poi mi sono fidanzata, mi sono sposata e sono venuta in questa zona. Prima stavamo vicino lo Scalo (Nova Siri Marina) a lavorare in una campagna con mio padre e mia madre. Poi sono venuta qua, dal 1958, quando mi sono sposata. (Cenzina)

La domenica, per esempio, fai qualcosa fatto in casa?                                                                                           

Sì, faccio la pasta fatta in casa: tagliatelle, rascatell, così con le dita, poi faccio quella con il ferro, i frzzull. Ai miei nipoti piacciono e allora li faccio sempre. (Cenzina)

Ti piace quando ti dicono sei una brava cuoca?                                                                                                          

Insomma, la stanchezza c’è, dico “mi prendete in giro”.Oh Dio, i complimenti piacciono a tutti, però ormai siamo grandi. (Cenzina)

Penso sia buona! Ecco, ora la prendiamo! (Cenzina)

Più o meno, quanti ce ne vengono in questi chili di pasta?                                                                                      

Una decina.

Adesso che fai?                                                                                                                                                             

Adesso la scano un po’, faccio i bastoncini e la metto qui a riposare, vedi?

Marenza , coprila che è calda! (Cenzina)

Che significa la scani?                                                                                                                                      

L’aggiusto un po’, faccio i bastoncini perché poi devo fare I Cullur. Li prendo uno alla volta e ci faccio u Cullur. (Cenzina)

Ma perché dici che non si deve raffreddare? Perché non lievita? (Marenza)

Sì, non lievita e poi non vengono bene. L’accortezza che devono lievitare, anche il pane si fa così. (Cenzina)

Ma il pane ha una ricetta diversa da questa?                                                                                                           

E sì, è un’altra ricetta, un altro impasto, senza strutto solo acqua e sale. (Cenzina)

Marenza, a te piace guardare la nonna fare queste cose?                                                                                     

Certo! Se non le portiamo avanti noi queste cose chi le deve portare avanti! (Marenza)

Marenza è cresciuta con me e quindi li ha visti di fare quando era piccola, veder di fare, poi, saper di fare. (Cenzina)

Cosa hai messo, non è origano, come si chiama? Finocchietto? (Marenza)

Finocchietto sì. (Cenzina)

E il finocchietto dove l’hai preso?                                                                                                                            

L’ho preso nelle campagne, veramente da Terranova che è bello profumato. Si vende anche nei negozi, però io preferisco questo qui perché è bello profumato. (Cenzina)

E dà un sapore diverso alla pasta?                                                                                                                              

Sì. Magari c’è qualcuno che non potrebbe piacergli, a me piace e lo metto. (Cenzina)

Quindi hai messo una coperta più fine e un’altra più pesante?                                                                                

Sì, e ci vuole una coperta di lana che deve stare calda la pasta. E poi facciamo le forme, anche quelle le mettiamo a crescere di nuovo, dopo devono  crescere un’oretta. (Cenzina)

Quindi adesso quanto deve riposare?                                                                                                                                

Una mezz’oretta, tre quarti d’ora. (Cenzina)

Quante uova hai raccolto?                                                                                                                                               

Ne ho messe dodici nell’impasto e altri trenta sono qua, li devo mettere sopra. (Cenzina)

Quante ne metti per ogni cullur?                                                                                                                             

Dipende, alcuni li faccio ad un uovo, altri a due, per esempio ai miei figli lo faccio a tre (uova), ora vediamo, se ci bastano (le uova) anche ai nipoti lo faccio a tre. (Cenzina)

Adesso che fai?                                                                                                                                                                       

Adesso sto tagliando per fare questa culummr, per fare la forma. Questa, la prima, la faccio a mio figlio. (Cenzina)

Perché proprio a tuo figlio per prima?                                                                                                                                        

E noi facciamo così, ai grandi. Quando c’era mio marito, la prima la facevo a mio marito, ora la faccio ai miei figli, poi ai nipoti, a seconda di come sono nati, insomma. Era l’usanza di una volta, ora non c’è più usanza. (Cenzina)

Quindi cosa hai fatto, hai intrecciato?                                                                                                                          

E sì, la sto intrecciando per mettere le uova. (Cenzina)

Quante trecce fai ogni uova?                                                                                                                                        

Due. Un paio di trecce ogni uova, ora la vado a chiudere e qui ne metto un altro. Questo è di mio figlio Tonino. (Cenzina)

Perché è il più grande?                                                                                                                                                        

E’ il più grande.

Tu fai le decorazioni.(Si rivolge alla nipote)

Eccola qui la corona di Gesù. (Cenzina)

Perché proprio le uova?                                                                                                                                                    

E cosa metti altrimenti! La tradizione dell’uovo di Pasqua, perché c’è l’uovo di Pasqua; questa è quella naturale, poi c’è il cioccolato di Pasqua, la colomba Pasquale. (Cenzina)

Fai un po’ più grande! (Cenzina)

Più lunghi o più grandi? (Marenza)

Più lunghi. (Cenzina)

Quindi queste sono le decorazioni?                                                                                                                                     

Sì. Questa qui è di zio Tonino. Questa qui la faccio a Nicola. (Cenzina)

Al piccolo. (Marenza)

Fai un fiocchettino uno qua e un altro là. (Cenzina)

Marenza, da quanto tempo fai queste cose con la nonna?                                                                                         

Da quando era piccola ha fatto sempre le cose con me, voleva sempre fare, invece Floriana no. (Cenzina)

I cullur ho iniziato a farli quando ero grande. (Marenza)

Avevi sette o otto anni. (Cenzina)

La pasta facevo quando ero piccola. Questi invece quando sono diventata più grande. (Marenza)

Posso prendere un po’ di pasta? (Marenza)

Si certo, tieni. (Cenzina)

Come devo fare qua, devo incastrarle? (Marenza)

Sì, il giusto perché deve reggere.

Ora fai la nocchettina (fiocchetto) e la metti una qua, un’altra qua e un’altra ancora qua. (Cenzina)

Come la fai la nocchettina (fiocchetto), così?

No, non viene bene, questa è troppo fine. Fammi vedere come la fai e poi la faccio anche io. (Marenza)

Questa di papà invece la fai intrecciata, così la riconosciamo. (Cenzina)

Come intrecciata? (Marenza)

La pasta intrecciata. (Cenzina)

Ah sì, ho capito. (Marenza)

Devi fare due bastoncini … (Cenzina)

Poi uno sopra, uno sotto e stringo in mezzo. (Marenza)

Sì, e hai fatto la nocchetta (fiocchetto). (Cenzina)

Un’altra mettila qua e quella è finita. (Cenzina)

Quanto è brutta la mia nocca (fiocco)! (Marenza)

Chi te l’ha detto che è brutta!

Intrecciata poi si fa così, guarda. (Cenzina)

Ti piace decorare i piatti che prepari?                                                                                                                           

Sì mi piace, quando ci riesco. Io ora sono anziana non so fare tante cose,  faccio alla meglio. (Cenzina)

Come è venuta quella? (Marenza)

E’ venuta bella, bellissima. Quella è di zio Tonino e questa è di papà. (Cenzina)

Devo fare sopra (l’ uovo)? (Marenza)

Sì, intrecciato. (Cenzina)

Queste decorazioni intrecciate e i fiocchetti, li hai inventati tu oppure li hai visti fare?                               

Li ho visti fare a mia mamma, da piccola, e poi qualche decorazione l’abbiamo anche inventata. (Cenzina)

Questa pasta non mi piace, ora fad a crusc (fa la crusca). (Cenzina)

Cosa stai mettendo adesso?                                                                                                                                      

Sto mettendo un tovagliolino bagnato, perché ha fatto un po’ a crusc, è un po’ ruvida, allora bagnata si mantiene di più. (Cenzina)

Come mai fa la crusca?                                                                                                                                                      

Eh beh, un po’ il freddo, l’aria. (Cenzina)

Questa a chi la stai facendo?                                                                                                                                                      

A Giuseppe. (Cenzina)

Perché è il primo nipote?                                                                                                                                                     

E’ il primo nipote, sì. (Cenzina)

A Giuseppe che decorazione fai?                                                                                                                                      

Ora vediamo. A Giuseppe la facciamo così. (Cenzina)

Quando facevate queste cose a Terranova era festa? (Marenza)

E sì, era un festa. Prima non c’era niente, figlia mia, non c’erano colombe pasquali, non c’era niente ai tempi nostri. Quando facevamo queste cose eravamo ricchi. (Cenzina)

E queste qua erano per i maschi. (Marenza)

Per i maschi.  A me mamma, faceva una Pup (Pupa) grande così! (Cenzina)

E poi le facciamo anche le Pupe? (Marenza)

E certo, le facciamo. (Cenzina)

Questa quindi rappresenta la corona di Gesù e si dava ai maschietti. Ma si metteva anche a centro tavola? (Marenza)

Sì. (Cenzina)

Ma si metteva al centro quella del capofamiglia o una qualsiasi? (Marenza)

E beh, quella del capofamiglia. (Cenzina)

E l’uovo come si mangia?                                                                                                                                        

L’uovo lo mangi come vuoi. Quando vuoi mangiarlo lo mangi l’uovo. (Cenzina)

Questo di papà è finita. (Marenza)

Anche quello di Giuseppe è finito. L’ho fatta così quella di Giuseppe, guarda Maria.

Questa ora la mettiamo a crescere. (Cenzina)

Questa è di Luigi?                                                                                                                                                                     Sì. (Cenzina)

Che è l’altro nipote?                                                                                                                                                                  

E’ l’altro nipote, sì. (Cenzina)

Prima i maschi, poi le femmine. (Marenza)

Beh, prima i maschi perché sono nati per primi. La tradizione, prima, voleva così, prima ai maschi. (Cenzina)

Cumma Cenzina cosa vuol dire tradizione?                                                                                                                          

Beh la tradizione di paese tenevano a queste cose. Era un buon augurio di Pasqua. Per esempio quando li mettiamo al forno, le uova fanno tutte fiorite, è buon augurio perché le uova sono fiorite! (Cenzina)

Che vuol dire sono fiorite? (Marenza)

Ora che li mettiamo al forno, vedi. Poi certi non fioriscono e dicono “e perché la mia non è fiorita”! (Cenzina)

Ma le uova come diventano? (Marenza)

Sono tutte picchiettate le uova e allora dicono che sono fioriti. (Cenzina)

Mi pare che quella di Luigi è venuta piccola. (Cenzina)

E beh, Luigi è il piccolo! (Marenza)

Ora a tre uova ho finito, da adesso tutti ad uno. Con la speranza che crescano. (Cenzina)

E quando crescono che fanno?                                                                                                                                        

E fanno più grandi, fanno più grossi. (Cenzina)

E questo come lo facciamo? (Marenza)

Ora vediamo. (Cenzina)

Posso farci le trecce? (Marenza)

Fai le trecce. (Cenzina)

La treccia a tre. (Marenza)

La farina per fare la pasta dove l’hai presa?                                                                                                                  

Al supermercato ho preso quella bianca, poi quella di grano l’abbiamo fatta al mulino, a Francavilla, c’è un mulino che la fa, noi avevamo il grano. (Cenzina)

Quindi avete anche la campagna?                                                                                                                                          

Sì, abbiamo un po’ di campagna. Prima riuscivamo a tirarci avanti, ora il mondo è cambiato. (Cenzina)

E tu continui a fare qualcosa in campagna?                                                                                                                    

E non più perché non ce la faccio. Facevo un po’ di orto, fino all’anno scorso l’ho fatto quest’anno non lo so se ce la faccio. (Cenzina)

Produceva l’orto?                                                                                                                                                                   

Sì, per la casa non è che vendevamo qualcosa, lo facevamo solo per la casa. (Cenzina)

Questo per chi è?                                                                                                                                                               

Questo lo faccio ad un cognato mio che è anziano ed è senza moglie. (Cenzina)

C’erano anche gli uomini a farli? (Marenza)

Eh no, l’abbiamo fatti sempre e sole donne. (Cenzina)

E gli uomini cosa facevano?                                                                                                                                           

Qualche volta il forno, avvicinavano la legna per il forno. Papà poi andava a lavorare, non stava sempre con noi. Io e mamma li facevamo  insieme con  qualche parente, cognata. Un giorno li facevamo da me, un giorno da mia cognata, era così prima. Ora non ne fa più nessuno, le mie cognate, una è morta, l’altra è più anziana di me e allora non le facciamo più. (Cenzina)

Ma l’uovo simboleggia qualcosa? (Marenza)

Per esempio, la corona di Gesù l’hanno messa con i chiodi, i chiodi sono le uova, è un simbolo. (Cenzina)

 Hai raccolto stamattina le uova?                                                                                                                                  

No sono di una settimana, dieci giorni. Le galline ne fanno sette o otto al giorno. (Cenzina)

Allora questa la metto così. (Marenza)

Sì. Puoi anche non metterci niente sull’uovo, metti la treccia intorno e basta. (Cenzina)

Conosci persone che a Pasqua non fanno i cullur, ma qualcos’altro?                                                                                  

Fanno la torta, le crostate, per esempio a Rotondella fanno i pastizz. (Cenzina)

A San Giorgio fanno u pcllat. (Marenza)

Sì, ma è sempre questo. (Cenzina)

Quindi è sempre questo ma ha un nome diverso. (Marenza)

Sì , loro lo chiamano u pucclat a San Giorgio. (Cenzina)

Vicino il tuo paese, invece a Terranova lo chiamano u cullur? (Marenza)

No. A czzol di Pasqua. (Cenzina)

E ha lo stesso significato?                                                                                                                                                        

 Sì, siamo lì. (Cenzina)

Ma quando ve li scambiavate questi, il giorno di Pasqua a tavola o in un’altra occasione?  (Marenza)

Ma li mangiavamo quando capitava, ad esempio come stasera. (Cenzina)

Si consegnava ai maschi e alle femmine, o come capitava? (Marenza)

Insomma, come capitava, ognuno il suo,si diceva “Ti ho fatto u cullur”.                                                             Per esempio, io a Tonino glielo faccio perché la moglie non ne fa. Se la moglie lo avesse fatto , non glielo avrei fatto. Ora siccome non li fa nessuno, io sono la mamma e glielo faccio. (Cenzina)

A Pasqua cosa si faceva prima oltre ai cullur , come si svolgeva?                                                                                 

Si faceva l’agnello arrostito, l’agnello si è sempre mangiato a Pasqua, chi ce l’aveva, chi poteva comprarlo, figlia mia, prima c’era più miseria. (Cenzina)

E come si cucinava?                                                                                                                                                                 

Arrosto, al forno. (Cenzina)

Il giorno di Pasqua, di solito, c’era tutta la famiglia?                                                                                                                       

Sì, ci invitavamo, un giorno mangiavamo da una sorella, un giorno dall’altra. Eravamo più affamigliati , ora si è finito il mondo. Chi aveva i figli grandi sposati, (si mangiava) un giorno dai figli, un giorno dalla mamma, come si fa anche adesso. (Cenzina)

Ma quando eri piccola tu, che sei del ’39, quando il nonno è partito per la guerra, la nonna li faceva lo stesso queste cose? (Marenza)

Quando poteva, poverina, li faceva lo stesso. (Cenzina)

Il nonno è stato in guerra cinque anni? (Marenza)

O cinque o sette, non mi ricordo. (Cenzina)

Cinque, cinque. (Marenza)

Marenza, il tuo bisnonno?                                                                                                                                                   

Il mio bisnonno. La nonna mi ha raccontato di quando è andato in guerra, lui era stato mandato in Grecia, durante la seconda guerra mondiale. (Marenza)

Dunque io sono nata nel ’39, e lui è partito nel ’40, poi è ritornato uno o due mesi. (Cenzina)

Nel ’41. (Marenza)

E mamma è rimasta incinta di zio Antonio. (Cenzina)

Il fratellino. (Marenza)

Poi l’hanno richiamato di nuovo (Cenzina)

Lo avevano mandato in licenza insomma. (Marenza)

No , no. Gli avevano detto che non c’era più bisogno, invece poi l’hanno richiamato, il bambino è nato e lui non c’era quando è nato mio fratello. Quando è ritornato dalla guerra lo ha trovato che aveva quattro anni. Mio fratello non lo voleva in casa, diceva “Io non lo conosco”. (Cenzina)

E dove ha combattuto?                                                                                                                                              

In Grecia, in Germania. Poverino, mangiava le patate crude. (Cenzina)

La buccia delle patate. (Marenza)

Una volta sono andati da un signore che aveva un po’ di campagna, come questa nostra, (il signore  ha detto) me la lavori con la zappa così vi faccio mangiare oggi. Subito hanno iniziato a farla i militari, non solo mio padre, erano tre, quattro persone. (Cenzina)

Il nonno faceva quel lavoro là, era contadino. (Marenza)

Allora si sono messi a farlo questo lavoro, al momento che dovevano mangiare lo hanno chiamato. (Cenzina)

E poi non c’era anche quella storia che aveva aiutato quella ragazza e quindi lo avevano accolto? (Marenza)

E sì lo avevano accolto in casa, lo facevano stare in casa. (Cenzina)

I Greci (lo avevano accolto). (Marenza)

E poi è ritornato, Questa ragazzo voleva anche fidanzarsi con mio padre ma lui ha detto: “Io ho la famiglia”. (Cenzina)

Quindi ha salvato una ragazza?                                                                                                                                   

Ha salvato una ragazza dallo stupro, o no? (Marenza)

E sì una ragazza, ora non mi ricordo, sono tanti anni. (Cenzina)

Da quello che mi ricordo io, che mi ha raccontato lei, c’erano i soldati che volevano approfittarsi di questa ragazza. (Marenza)

A nonna, non lo so se è così, non mi ricordo. (Cenzina)

Allora, I Pup. (Cenzina)

Ah I Pup. (Marenza)

La tua , la fai tu? (Cenzina)

Eh Sì. (Marenza)

I Pup, che significa?                                                                                                                                                          

 Una bambolina, alle ragazze, alle femmine, facevamo la bambolina. (Cenzina)

Le Pupe, tu ci giocavi quando eri piccola! (Marenza)

E no, le mangiavamo. Ci andavamo a fare Pasquetta. (Cenzina)

Che facevate a Pasquetta?                                                                                                                                                       

E che facevamo, prendevamo questa Pupa, un po’ di salame che facevano. (Cenzina)

La devo allungare ancora? (Marenza)

Sì. (Cenzina)

Però forse è poca la pasta. (Marenza)

Ora vediamo, altrimenti ci metti questa. (Cenzina)

Quindi prendevate la Pupa, il salame                                                                                                                                   

 Eh sì, il salame lo faceva mamma. (Cenzina)

Ma infatti queste come si mangiano, con il salame? (Marenza)

Sì, come no, con il salame sono buoni, anche così. (Cenzina)

Allora Marenza, questa è la tua, ti piace? (Cenzina)

Quella è la mia, sì mi piace. (Marenza)

E nella Pupa l’uovo cosa rappresenta?                                                                                                                               

La faccia. (Marenza)

Sempre la tradizione di Pasqua. (Cenzina)

Sto facendo i piedini, sono venuti un po’ male, li ho fatti bene? (Marenza)

Sì. Questa è la tua, ora facci la sciarpa. Dobbiamo fare un’altra pupa. (Cenzina)

Quella a chi la fai? (Marenza)

Una a Floriana e un’altra a te. Altre le facciamo così le regaliamo, capita che viene qualche bambino, un’altra a Maria. (Cenzina)

Quindi questa cos’è?                                                                                                                                                           

E’ la bambolina per Floriana. (Cenzina)

E cosa stai mettendo adesso?                                                                                                                                  

Questa è una decorazione, una sciarpa, la bambola con la sciarpa, guarda! Ecco, la decoriamo così questa.

Alla tua ora, metti questo intorno all’uovo, e ci fai una nocchettina (un fiocchetto) in testa. (Cenzina)

Va bene. (Marenza)

Io li ho fatti sempre così, altri invece l’uovo lo mettono qui. (Cenzina)

A Nova Siri? (Marenza)

A Nova Siri. (Cenzina)

Prima ci facevo anche le braccia. (Cenzina)

Sì? Non l’ho mai viste con le braccia. (Marenza)

Mia mamma li faceva, quanto li faceva belli ! (Cenzina)

Ah queste erano le braccia! (Marenza)

Questa a Floriana, la facciamo che prega, eccola qui. (Cenzina)

Ma in Chiesa, quando eri piccola o più giovane, si mangiavano questi?                                                                                                     

Sì. E ancora c’è la tradizione che fanno i cullur di Pasqua. (Cenzina)

E cosa rappresenta?                                                                                                                                               

L’ultima cena di Gesù, lo vedi che lo fanno il giovedì. Stasera benedicono questi qua e poi li distribuiscono. (Cenzina)

Quindi li preparavate anche per la Messa?                                                                                                                    Beh sì, a volte sì, io non li ho fatti quasi mai pero’ c’era la gente che li faceva. Ora invece li fanno i forni, perché ora le persone anziane sono finite, chi li fa più! Prima li facevano. (Cenzina)

Una nocchettina (un fiocchetto) e basta. Eccola qui! (Cenzina)

Quando stendi la pasta, come la senti nelle mani?                                                                                                           

E’ bella morbida. (Cenzina)

Quindi è riuscito l’impasto?                                                                                                                                             

 Sì sì, è bello! (Cenzina)

Cullur e Culummr sono la stessa cosa?                                                                                                                

Questo è il cullur, senza uovo, si chiama cullur e basta. (Cenzina)

Ma c’è differenza tra cullur e culummr? (Marenza)

Quello è con l’uovo, è la tradizione di Pasqua che si fa solo a Pasqua. U cullur invece  lo facciamo sempre. (Cenzina)

Quindi adesso ci vogliono quante ore?                                                                                                                           Un paio d’ore, un’ora e mezza. Ora devono lievitare ancora. (Cenzina)

Nell’impasto hai messo il vino?                                                                                                                                       

Sì, un po’ di vino e di vermouth bianco. (Cenzina)

Allora, che dobbiamo fare i taralli? (Marenza)

I tarallini sì. (Cenzina)

Come si fanno? (Marenza)

Così, piccolini. Sempre con la stessa pasta, anche se questi qua li faccio senza lievito, questi tarallini piccoli, però ora è rimasta la pasta e li faccio. Eccoli. (Cenzina)

Ha fatto un po’ la crusca. Marenza, bagnati un po’ le mani. (Cenzina)

Hai messo il panno umido? (Marenza)

Sì. Per non far fare la crusca. (Cenzina)

Deve venire grande così? ( Marenza)

Va bene. Puoi già farlo questo. Puoi farlo come questo qui.(Cenzina)

Devo girarlo e fare così. (Marenza)

Sì. (Cenzina)

Forse è un po’ grosso. (Marenza)

E’ buono. (Cenzina)

Questi ora dobbiamo bollire l’acqua e dobbiamo farli. (Cenzina)

Solo i taralli?                                                                                                                                                                             

Solo i taralli. No, I culummr no. Quelli vanno fatti un po’ con l’uovo prima di infornarli. (Cenzina)

Quello è troppo fine, però ora lo fai lo stesso. (Cenzina)

Ah, ok, devo farlo più spesso. (Marenza)

Tua mamma oltre alla cucina cosa ti ha insegnato?                                                                                                         

A fare tutto,noi facevamo tutto in casa, la cucina, il pane di casa, la salsa, tutto facevamo. (Cenzina)

E la nonna andava anche a lavorare? (Marenza)

E sì, avevamo un po’ di proprietà e andavamo a lavorarci. Avevamo il grano, i pomodori, le patate. (Cenzina)

E quando il nonno è andato in guerra la nonna ha preso in mano la situazione? (Marenza)

E certo. (Cenzina)

Stavate in campagna voi, sì?                                                                                                                                            

Sì, siamo stati sempre in campagna. (Cenzina)

Ma il nonno poi si è ritirato dalla guerra? (Marenza)

Sì. Nel ’45. (Cenzina)

Come è andato il racconto? (Marenza)

Si è ritirato così bello! (Cenzina)

Ma bello, cioè?                                                                                                                                                                

Stava bene, non era sciupato, brutto dalla guerra. E’ tornato che stava bene. Gli ultimi tempi è stato bene dove è stato. (Cenzina)

Voi lo sapevate che stava tornando o ha fatto la sorpresa? (Marenza)

Ci ha fatto il telegramma, è arrivato prima papà e poi il telegramma. (Cenzina)

Ce l’hai ancora il telegramma?                                                                                                                                            

No, no. (Cenzina)

Com’era, i vicini sono venuti a chiamarvi (Marenza)

Avevo le comare nostre, come fossero loro (si rivolge alla telecamera), che abitavano in paese, allora la posta la prendevano loro e ce la portavano in campagna, da noi. Papà è venuto a piedi, la posta è andata in paese, ha preso una scorciatoia ed è venuto direttamente in campagna. Le comare sono venute in campagna e ci hanno detto “Cummà ( comara) vedete che c’è il telegramma, torna cumba (il compare) Nicola”, papà invece era già tornato.

Cumba (il compare) Nicola è a casa. (Marenza)

Ma quando era in guerra vi scriveva le lettere? (Marenza)

E certo, non ce n’erano telefonini. (Cenzina)

Ma sapeva scrivere il nonno? (Marenza)

Sì, ha imparato a scrivere durante il militare. (Cenzina)

Quindi in guerra? (Marenza)

No. Durante il servizio di leva. (Cenzina)

Questi (taralli) anche ai matrimoni li facevano. Facevano mezzo quintale di farina, mettevano dieci persone , due o tre giorni, e per i matrimoni facevano questi biscotti. Non quelli, questi!. E il vino, avevamo le vigne e facevamo il vino. (Cenzina)

Lo fate ancora?                                                                                                                                                             

Qua sì lo facciamo ancora, ma non abbiamo la vigna, compriamo l’uva. La vigna ormai chi la fa più, non ne facciamo più! (Cenzina)

Eccolo qui il forno. Questo scanatur (spianatoio) è del 1958, quando mi sono sposata. (Cenzina)

Ma non lo usi più però?                                                                                                                                                

Sì, ci metto le focacce quando le tiro dal forno. (Cenzina)

Ho capito.

Il forno,invece,quando lo avete costruito? (Marenza)

L’abbiamo costruito nel ’68 /’69. (Cenzina)

E’ sempre rimasto questo?

Sì è sempre rimasto questo. Ora è diventato vecchio, però è inutile fare il nuovo, chi lo fa il pane? (Cenzina)

Quanto è grande?                                                                                                                                                          

Ci vanno dieci pani. (Cenzina)

Come si chiama questo strumento?                                                                                                                        

Questa è la pala per infornare e per sfornare. Ora sto togliendo un po’ di cenere perché è troppa. Questo straccio qui è u munnl,  per pulire il forno. Questo è u rambin, per tirare la brace.(Cenzina)

E questi oggetti li avete fatti voi?

Quali?(Cenzina)

Questi qua che stai usando.                                                                                                                                                

Sì, li ha fatti mio figlio. (Cenzina)

Dobbiamo iniziare ad accendere il fuoco? (Nicola)

Sì. Oggi ho questi ragazzi che mi animano. (Cenzina)

E beh sì, è bello questo che in qualche modo vengono riprese e che portiamo avanti queste tradizioni. (Nicola)

Tu che stai facendo?                                                                                                                                                               

Io devo iniziare ad accendere il forno perché dobbiamo infornare tra un po’, la nonna mi dice che è tutto pronto. (Nicola)

Tra un’ora (si inforna). (Cenzina)

Ci vuole un’ora per portarlo a temperatura giusta. Questa è la prima legna che servirà a dare fuoco alla miccia. Possiamo no, Marenza? (Nicola)

Credo di sì. (Marenza)

Ecco. Abbiamo dato fuoco alla prima legna. (Nicola)

La legna è vostra?                                                                                                                                                                  

Sì, la legna la facciamo noi. E’ la potatura delle olive che poi  facciamo a fascine, vengono così’ chiamate, si secca e quando servono li usiamo per ardere  il forno. (Nicola)

Vedi Maria, il forno va benedetto, mettiamo  nel forno un pezzo di palma benedetta e si benedice. (Nicola)

Si mette (la palma) per far benedire il forno?                                                                                                                   

Sì, è una nostra tradizione del periodo pasquale. (Nicola)

I biscotti fini così, vanno messi nell’acqua bollente. (Cenzina)

Quanto tempo?                                                                                                                                                       

Il tempo che se ne vengono sopra (vengono a galla). Li metti nella pentola e se ne devono venire. Eccoli vengono a galla. (Cenzina)

Metto?(Marenza)

Tieni vuoi fare tu? Solo che devi stare attenta a non imbrogliarli, quelli cotti li metti qua. (Cenzina)

Come si chiama questo strumento che stai usando per prenderli?                                                                              

Si chiama il mestolo per fare questi lavori. E’ tutto buchi, così esce l’acqua. Prima non c’erano tante cose, con questo ci prendevano la pasta nella pentola.(Cenzina)

Come scolapasta. (Nicola)

Ora c’è lo scolapasta e non lo usano più. (Cenzina)

Allora cosa devo fare? Devo stendere l’uovo e poi devo metterci la palma o prima la palma e poi l’uovo? (Marenza)

Metti l’uovo ora. (Cenzina)

Dappertutto? (Marenza)

Sì, ungilo bello bello. (Cenzina)

Devono venire lucidi, giusto? (Marenza)

Ma l’uovo perché lo metti?                                                                                                                                                    

Per farlo venire lucido. (Cenzina)

Non farlo andare sull’uovo, altrimenti non sappiamo se fiorisce o no. (Cenzina)

Forncè (forno) non mi far arrabbiare! (Cenzina)

Ah Maria, dobbiamo mettere la palma. Nonna, la palma in prossimità dell’uovo? (Marenza)

O vicino l’uovo o uno per parte, dove vuoi metterlo lo metti. (Cenzina)

Una palma grande o piccola? (Marenza)

Una fogliolina. (Nicola)

Ma vanno bene queste piccoline? (Marenza)

Prendila sopra che sono più grandi. (Cenzina)

C’è un significato perché mettete la palma?                                                                                                                    

Per benedire questo prodotto che facciamo. (Nicola)

La palma benedetta, perché sono per Pasqua. (Marenza)

Beh, datevi una mossa, venite bene! (Cenzina)

Che devo fare?Ti passo la bambolina? (Marenza)

No, metto prima i culummr. Poi le bambole le metto davanti. Marenza mettili in una sportcell(cesta in vimini), con un panno umido, altrimenti si inumidiscono. (Cenzina)

Ma sono cotti? Chi lo sa? (Cenzina)

Mamma, sono la fine del mondo. (Nicola)

Speriamo. (Cenzina)

Poi come si dice a Nova Siri, o cott o crud u forn ha vist (O cotto o crudo il forno lo ha visto). Ha doppio significato: il forno lo ha visto perché (u culummr) c’è entrato dentro e poi lo ha visto se è cotto o crudo.(Nicola)

Quanto tempo nel forno?                                                                                                                                             

Una mezz’oretta. (Cenzina)

Abbiamo fatto una bella mangiata, in grazia di Dio, abbiamo lavorato ma abbiamo anche mangiato anche se in questo disordine, però. (Cenzina)

Se vuoi far vedere come sono belle cotte ora. Ora si vedono bene.(Nicola)

E’ fiorito?                                                                                                                                                                                                                               

 Sì, sì. (Cenzina)

Quindi cosa significa che è fiorito?                                                                                                                       

Significa che chi deve mangiarsi questa clummur, è fortunato. (Cenzina)

Questa che cos’è quindi?                                                                                                                                                        

Questa è a culummur per i maschi, invece per le femminucce abbiamo fatto la Pupa , eccola qui. E’ cotta bene nel forno, mi pare, l’abbiamo fatto bene, anche per questa volta. Ormai siamo anziani! Questa è la bambolina di mia nipote che è così legata a voler fare queste cose, per lei mi trovo che li faccio altrimenti non li avrei fatti. Lei mi ha incoraggiato tanto a farli. Prima sai come si diceva? Non c’era niente ai tempi nostri, ottanta anni fa, allora noi bambini piangevamo perché volevamo la Pupa con l’uovo, che è questa qui.

“Ven Pasqu candann, candann,                                                                                                                                  

tutti i bambini van piangend,                                                                                                                                      

 van piangend d cor, d cor                                                                                                                                                   

ca von fatt a Pup c l’ov.”

(Viene Pasqua cantando, cantando,                                                                                                                              

tutti i bambini vanno piangendo,                                                                                                                

  vanno piangendo di cuore, di cuore,                                                                                                                                  

perché vogliono fatti la Pupa con l’uovo).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Tapparelle con pomodorini e cacioricotta (Pisticci)

Tapparelle con pomodorini e cacioricotta (Pisticci)

Intervista a Cosimina Scazzarriello realizzata da Mara Laviola il 16 giugno 2019

 

Che cosa prepari?

La “tapparella”.

Come si prepara?

Con la farina, si impasta e si stende con il mattarello. Dopo averla impastata. So stende la sfoglia.

Misuri  “ad occhio” o usi una bilancia per gli ingredienti?

No, la faccio ad occhio.

Hai preparato altre volte questa ricetta?

Sì, l’ho fatta tante altre volte. Non la faccio spesso ora, perché Antonella, mia figlia, non la mangia… io non posso mangiarla. Ai miei nipoti piace. Con la mia farina (senza glutine) non viene bene, non è buona.

Quando hai cucinato questa ricetta per la prima volta?

Tanto tempo fa.

Eri ragazzina?

Sì sì.

Come hai imparato a cucinare? Ti piaceva?

Sì, è bene saper cucinare.

Chi te lo ha insegnato?

Nessuno, ho imparato da sola.

Come condirai la pasta?

Con il sughetto: pomodorino, cacioricotta … si può anche mettere la cipolla nel sughetto.

Deve essere sottile?

Sì, deve essere sottile, altrimenti non viene bene.

Per chi cucinavi all’ inizio? Cucinavi per la tua famiglia anche prima che ti sposassi?

Sì, per tutta la famiglia ho cucinato.

Da quando eri bambina, è cambiato il modo di mangiare?

Cosa è cambiato … guarda, è pronta. Vedi come si alza la sfoglia. Ora prepariamo il sughetto. Poi dovete mangiarla però!

Questi pomodori, sono tuoi o li hai comprati?

Sì, sono miei.

Quindi hai un orto?

Sì, pomodori, peperoni, melanzane …

Anche l’olio è il vostro?

Sì.

Da quando eri piccola, è cambiato il modo di mangiare?

Sì, è cambiato tutto. Non c’erano molte cose che ci sono oggi. Si faceva il pane fatto in casa, le “friselline” fatte in casa …

Ci sono dei piatti che non si cucinano più?

Ce ne sono tanti. C’erano dei piatti bellissima di creta. Ci sono ancora, ma costano molto. Prima mangiavamo tutti dallo stesso piatto, messo al centro della tavola. Oggi ognuno ha il proprio. Prima c’era chi mangiava troppo e chi mangiava troppo poco. Bisognava essere veloci.

Questo è un piatto semplice da preparare?

Sì, è semplice. Pomodorini e cacioricotta.

La ricetta è tipica di Pisticci?

Sì.

Cosa significa “tipico” per te?

Pisticcese.

Quando eri ragazza passavi molto tempo in cucina?

Sì, bisognava fare la sfoglia. Era tutto fatto in casa. Adesso no. Adesso la si fa ogni tanto.

Erano più buoni i piatti prima?

Si, erano più buoni, più saporiti.

Perché?

Perché era tutto genuino. Adesso è tutto … come dire … guarda che compri e che mangi.

Una ricetta secondo te, per essere buona, cosa deve avere?

Dipende dai gusti. Se a uno piace la carne con il sugo, è buona. Anche le tapparelle con il sugo.

È importante saper cucinare?

Sì che è importante. Uno che non sa cucinare non sa a cosa va incontro.

Sei felice quando ti dicono che sai cucinare?

Certo, è importante.

Da quando eri bambina, hai imparato diverse ricette?

Sì.

Come? Attraverso tv, o come?

La tv non c’era. Era tutto “a mente”. Ti dici “io oggi devo fare questa cosa”.

Oggi ti sei alzata presto per cucinare?

Sì, alle 7.

Quanto tempo cucini durante la giornata?

Un paio d’ore.

Sei andata a fare spesa stamattina?

No, perché è domenica. Si va di sabato.

Dove vai solitamente a fare spesa?

Dove capita. Alla SISA, o dove capita.

E cosa compri?

Mozzarelle, salame… zucchine e melanzane, ce le ho io.

La ricetta che sai cucinare meglio qual è?

Pasta e piselli, tagliolini e ceci…

Cosa non ti piace cucinare?

Niente.. non mi piace niente.

Cosa hai cucinato oggi a pranzo?

Pasta asciutta e un po’ di carne al sugo.

Quanto tempo deve cuocere questa pasta?

3,4,5 minuti. Non è come la pasta comprata che ne vuole 10-15.

Che formaggio è questo?

Cacioricotta.

La serviremo in questo piatto?

Sì.

Questo è quello che si usava un tempo?

Sì, è antico.

 

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Orecchiette con sugo di braciole e spezzatino di cavallo (Montescaglioso)

“FRCIEDD E ‘RECCHTEDD CU SUC D BRASCIOL E SPEZZATIN D CAVADD” (MONTESCAGLIOSO)

Intervista a Giulia Ingordino realizzata da Mariagiulia Avena il 12 giugno 2019

Cosa ci prepari oggi?

Fusilli e orecchiette con braciole e spezzatino di cavallo.

Quali ingredienti si utilizzano per preparare questo piatto?

Farina di semola di grano duro, un pizzico di sale, acqua, un uovo (solo ingredienti naturali).

Cos’è per te il concetto di naturale?

Tutto ciò che si ricava dalla natura.

Quanto tempo impieghi per prepararlo?

Per preparare la pasta ci vuole un’ora per mezzo kilo di pasta.

Ti sei svegliata presto per cucinare?

Come al solito, alle sette.

Quanto tempo impieghi per la cucina?

Quasi sempre più di due ore.

In che periodo dell’anno si fa la salsa?

Nel mese di agosto mentre le olive le raccogliamo a fine ottobre.

Sei andata a fare spesa oggi?

Si, ho comprato un po’ di insalata, pomodori, albicocche, un po’ di frutta di stagione.

Hai un venditore di fiducia?

Si, i miei nipoti hanno un supermercato.

Hai comprato solo gli ingredienti per la ricetta o hai fatto spesa per tutta la settimana?

No, solo per oggi. Vado tutti i giorni a fare spesa perché mi piace la roba fresca.

Quali altre ricette sai preparare?

Veramente preparo un po’ di tutto: pasta al forno, carciofi ripieni, parmigiana, melenzane ripiene e anche arrosto.

Il piatto che ti riesce meglio?

Non c’è distinzione, mi vengono bene tutti. Ci vuole solo amore per cucinare.

Cosa invece non ti piace cucinare?

Cucino di tutto: verdura, legumi, mi piace cucinare di tutto.

Chi ti ha insegnato a cucinare?

Un po’ la mamma e un po’ da sola perché mamma andava in campagna e quindi quando tornava facevo trovare qualcosa pronto, o la pasta o la verdura.

A che età hai imparato?

Le prime volte da piccola vedevo mia mamma preparare e visto che mi piaceva stare in cucina ho appreso subito.

La prima volta cosa hai cucinato?

Ho preparato le tagliatelle

In quale occasione?

Nessuna in particolare.

Ti sei sempre occupata tu della cucina o anche le tue sorelle?

Io perché ero la sorella maggiore e poi mi piaceva stare in cucina quindi preferivo fare questo lavoro invece di altri.

Hai imparato per gioco?

Si, per gioco e poi è diventato non dico una professione ma quasi.

Negli anni come è cambiata la tua cucina?

Non molto, cucino sempre a modo mio con roba semplice e buona.

Come impari nuove ricette?

Un po’ guardando la televisione la prova del cuoco e un po’ dai libri.

C’è qualcuno che ti aiuta in cucina?

No, nessuno e quando preparo non voglio nessuno.

E’ cambiata la dieta da ieri a oggi?

Si, è cambiata molto. Adesso si comprano schifezze mentre prima si mangiava tutto ciò che veniva dalla nostra campagna soprattutto frutta e verdura, invece adesso non si conosce la provenienza.

Ci sono pietanze che preparavi prima e ora non prepari più?

No, cucino sempre quelle di prima.

Questo piatto è tipico del tuo paese?

Si, è una ricetta tipica.

Cosa significa per te tipico?

Naturale.

E’ un termine nuovo o esisteva già prima?

Esisteva già tanti anni fa.

Conosci qualcuno che prepara la pasta fatta in casa in maniera diversa?

Non conosco nessuno perché la ricetta della pasta in casa è sempre la stessa: acqua, farina e sale.

Qual è la cosa più importante per questa ricetta?

E’ il condimento, con l’agnello o con la carne di cavallo, dipende dai gusti.

Quanti grammi di pasta stai preparando e per quante persone?

Per cinque persone ho preparato mezzo chilo cioè cento grammi a persona.

I tempi di cottura?

Dieci minuti, quando viene a bollore si toglie dal fuoco.

Quale sapore deve avere la ricetta per essere buona?

Deve avere la carne buona e tutti gli ingredienti freschi.

E la carne da chi la compri?

Da mio nipote che la macelleria equina, così vado al sicuro.

Come si deve presentare la pietanza nel piatto?

Condita con sugo e formaggio.

Presti attenzione all’estetica del piatto o più al contenuto?

Più a quello che c’è nel piatto e alla qualità.

Esiste un’estetica del piatto?

Si, ma non è molto importante.

E’ importante per te sapere cucinare?

Si, importantissimo perché quando uno sa cucinare è autonomo.

Per te il cibo pre-cotto perde di qualità?

Si, perchè non è fresca come quella preparata in casa.

Ti fa piacere ricevere complimenti su come cucini?

Si, mi fa piacere.

Hai mai provato ad insegnare a qualcuno a preparare la pasta fatta in casa?

Se verrà qualche figlia o nipote mi piacerebbe insegnare loro questa pratica

Hai garage o dispensa?

Garage no ma ho uno sgabuzzino dove conservo l’olio, la salsa e tutto ciò che mi serve.

C’è una tecnica da seguire per i fusilli?

Si: stendere la pasta, farla a pezzettini e lavorarla con il ferro mentre per le orecchiette serve un coltello.

 

Quante volte alla settimana prepari la pasta in casa?

No tutti i giorni ma quasi.

Perché metti la pasta nella busta?

Per mantenerla più morbida così potrò lavorarla bene altrimenti si crea la crosta e non viene bene.

 

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Carne alla pastorale (San Mauro Forte)

Carne alla pastorale (San Mauro Forte)

Intervista a Angela Bubbico realizzata da Marco Imperatore il 21 settembre 2019

Mi chiamo Angela Bubbico, ho settantasette anni e vivo a San Mauro.

Ti sei alzata presto per cucinare?

Alle sette.

Quanto tempo impieghi, più o meno, per la cucina?

Eh, due o tre ore, secondo [in base] alla cucina che fai.

E sei andata a fare la spesa?

No, non vado io a fare la spesa… va mia figlia a fare spesa… E basta.

Hai dei fornitori che preferisci?

No, sono tutti uguali per me.

E cosa hai comprato?

Pomodori, peperoni, il sedano, il basilico, la salvia, l’aglio, cipolla e carote.

Quindi hai comprato quello che occorreva per oggi?

Sì, quello che occorreva per oggi.

Ci sono altre ricette che sai cucinare?

Eh sì.

Ci sono anche ricette che non ti piace cucinare?

Beh, in verità non mi piace nessuna ricetta cucinare, però devo cucinare!

Hai imparato per gioco, quindi, o sei stata costretta a cucinare?

Beh, un po’ sono stata costretta da mia madre, perché lei andava in campagna e io dovevo cucinare. Quando tornava la sera voleva trovare pronto qualcosa da mangiare. E la cucinavo io, come facevo facevo, però la cucinavo!

Quindi già da bambina cucinavi?

E sì.

Ed è importante saper cucinare?

È importantissimo saper cucinare! È la cosa indispensabile per la donna in casa! Se non sa cucinare che sa fare in casa?!

E la dieta alimentare è cambiata rispetto al passato?

Ih! È cambiato tanto!

Mangiavamo cose più genuine… Cioè, il pane col pomodoro: quella era la colazione che facevamo noi; poi a mezzogiorno, quando mamma stava a casa, che preparava mamma da mangiare, ci faceva un po’… i maccheroni facevamo. La sera, poi, qualche altra cosa, però niente di speciale, tutte cose genuine.

E che cosa vuol dire genuino?

Eh genuino… cose fatte in casa da noi! Che coltivavamo noi il grano, che facevamo il pane, facevamo il pane in casa al forno. E non c’erano tanti… “Kom s dec? ‘L ‘kncuem… robi chimici” [prodotti chimici] … i pomodori li piantavamo noi, li coltivavamo noi e quindi erano tutti… coltivati da noi.

E che sapore deve avere una ricetta per essere buona?

Deve essere saporita, al punto giusto di sale… e anche di olio, non ce ne vuole tanto e nemmeno tanto poco. E insomma, deve essere equilibrata.

E a te fa piacere se apprezzano una pietanza che hai cucinato?

Ma come che mi fa piacere!

Perché?

Perché se la persona viene, fai l’invito a tavola a mangiare: quando la mangia che se la finiscono, allora si vede che gli è piaciuta, è andata bene; se non la mangiano, si vede che non gli è gustata.

Allora, ti faccio vedere come si prepara.

Io la carne… di solito la carne non si lava, però io l’ho lavata. Adesso la mettiamo nella pentola.

Che tipo di carne è?

Caprettone.

Adesso mettiamo gli ingredienti. L’aglio lo metto intero perché se qualcuno non lo vuole si può togliere. Se lo dividi a metà vengono più piccolini e non si può togliere. La cipolla. Facciamo un poco pure la cipolla grossa. Adesso mettiamo… il peperone. Lo tagliamo a metà così lo facciamo a pezzettini. Mò che mettiamo… la salvia, un mazzettino di salvia. Lo mettiamo intero. Adesso mettiamo il sedano. Il basilico. “T fazz vdé ka”

La carota.

Il pomodoro. “E basta kiò” . Il timo, un poco di timo. L’origano. È meglio se era a ciuffetti l’origano, però non ce n’ho e mettiamo quello già sbriciolato. Il sale. L’olio non ne mettiamo, perché un poco di grasso che ci viene  la carne la caccia lei stessa, se no viene troppo carica di olio e non ne mettiamo. Quindi, penso di aver messo tutto. Sì sì. Adesso mettiamo l’acqua.

Quanta acqua ci vuole?

Si deve coprire. Quand’è coperta va bene.

Ma tu da chi hai imparato questa ricetta?

Da mamma. Però mia madre la cucinava in una pentola di rame. Ché prima non si usava l’acciaio e sempre cucinavamo nelle pentole di rame. Ché quelle pentole venivano “stainate” [stagnate]. Erano come delle piccole… le pentole piccole, insomma. E lì dentro cucinavamo, perché viene più saporita dentro la rame. Ogni cosa che fai se la cuoci dentro la rame e sul fuoco è più saporita. Invece adesso questa possibilità non c’è e ci adattiamo all’acciaio e sui fornelli. Quindi come viene la cosa vi dovete accontentare, altrimenti non c’è di meglio!

E questa porzione per quante persone, più o meno, è valida?

Eh, cento grammi a persona… meh, è valida per dieci persone, va’.

E la carne deve avere qualche particolare?

Eh, deve essere un po’ grassa. Troppo secca no, ci vuole un po’ di grasso.

E i tempi di cottura?

Eh, dipende da come è dura la carne. Questa non tanto è dura e se ne vanno un paio di ore. Quando è dura se ne vanno anche tre e quattro ore. Ché prima facevamo prima il fuoco, poi mettevamo la caldaia con la carne, cuoceva a fuoco lento piano piano, però veniva più saporita. Però si impiegava più tempo. Adesso la possibilità di fare il fuoco non c’è e ci dobbiamo arrangiare, ci dobbiamo adattare.

Adesso mettiamo la pentola sul fuoco. Sui fornelli, anzi. Accendiamolo, mettiamo il coperchio. E così abbiamo finito.

E deve cuocere con un fuoco particolare?

Eh, a fuoco lento, per un’oretta. Dopo si aspetta che si raffredda la pentola e si può aprire. Altrimenti non si può aprire prima.

Questa è una pentola a pressione?

E sì, è la pentola a pressione.

Adesso dobbiamo cambiare la pentola: dalla fiamma più grande passiamo alla fiamma più piccola.

Perché?

Perché deve cuocere piano piano. La fiamma grande non va bene. Si passa alla fiamma piccola, ché cuoce piano piano e non c’è bisogno che… ah, è andata in pressione e quindi è stato passato alla fiamma piccola. E deve cuocere per minimo un’ora e poi la dobbiamo vedere se è cotta o meno. Dobbiamo attendere cinque minuti finché si raffredda un po’ la pentola e dopo la possiamo aprire.

Beh, adesso la carne è pronta, è cotta e possiamo aprire la pentola.

Quanto tempo è durata la cottura?

Mezzora. Prendiamo il mestolo.

Rispetto alla ricetta che ti aveva insegnato tua madre hai cambiato qualche ingrediente?

Eh, qualcosa sì. Per esempio il timo ci ho messo in più; la salvia.

Come mai?

Eh, ché prima non si usava tanto il timo… Abbiamo impiattato.

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Cavatelli con peperoni e pomodori (Tursi)

Cavatelli con peperoni  e pomodori (Tursi)
preparata da Rosa Chiurazzi (n.1940)
intervistata da Lucia Stigliano

https://vimeo.com/263481434

Signora Rosa, oggi vorrei farti un’intervista culinaria su uno dei piatti tipici per eccellenza della tradizione gastronomica tursitana: i Rascatelli pupacc’ e pmdor (cavatelli con peperoni e pomodori). Parlaci un po’ della sua storia, di come hai imparato a cucinarlo.

Veramente io ho imparato da piccola età a fare questo piatto, proprio in mano a mamma, quindi ero piccola quando già sapevo fare tutto. Questo è un vero piatto tradizionale del nostro paese, cioè Tursi; adesso iniziamo, vi faccio vedere come si prepara.

Sì, vediamo gli ingredienti: la farina, che farina è?

Allora, si mette la farina di grano duro poi si aggiunge un pizzico di sale, un po’ di acqua e viene lavorato l’impasto non tanto duro per poterlo modellare.

Si mette l’acqua al centro e si inizia ad impastare

Sì, bello morbido l’impasto, poi viene lavorato un po’ in modo che diventi morbido. E’ un piatto tradizionale.

Quindi hai imparato a cucinarlo da tua mamma…

Sì, ai tempi nostri era così, quando facevamo la pasta di casa per noi era festa

E si faceva la domenica, giusto?

Sì, specialmente la domenica e nei giorni di festa quando si avevano ospiti, era un pranzo abbastanza gradito.

A che ora ti svegli di solito la mattina per cucinare?

Di solito veramente, di solito quando ho ospiti, inizio presto la mattina in modo che mi trovo già il pranzo pronto e ho sbrigato le varie faccende.

E gli altri giorni invece?

Gli altri giorni invece, dipende dalle cose che ho da fare, però quando devo preparare la pasta di casa di solito mi alzo prima

Perché richiede più tempo… per cucinare questo piatto quali altri ingredienti servono?

Questo piatto viene fatto con pupacc’ e pmdor (in dialetto nostro tursitano) quindi peperoni e pomodori, mettiamo un po’ di basilico, un po’ di piccante, gli odori nel sughetto che lo rendono più bello e più saporito.

L’impasto è quasi pronto…

Sì, lo devo lavorare un po’ in modo che viene bello morbido, poi dopo che l’abbiamo preparato, lessiamo la pasta e la condiamo con il sughetto pupacc’ e pmdor e per quanto riguarda il formaggio, la vera tradizione vuole che si aggiunga il cacio ricotta ma si può condire anche con il parmigiano, dipende dai gusti.

Quindi quello tipico è il cacio ricotta che si abbina bene anche con i peperoni e i pomodori.

Sì, adesso la stendiamo un po’ e la lavoriamo

Vediamo come si modella per dare la forma dei così detti rascatelli

Si la stendiamo un po’, tagliamo a pezzetti, a cubetti e poi si stendono i pezzetti uno per uno, aggiungendo un po’ di farina per non farli attaccare

Quali altri piatti tipici tursitani conosci e sai cucinare?

Di pasta, facciamo pure i maccheroni che, in dialetto nostro sono i “frzzul” conditi con il sughetto e poi ci facciamo la mollica, con il pane macinato, bollito e poi la condiamo con il peperone rosso, in polvere e lo facciamo sfriggere un po’

Che nel nostro dialetto prende il nome di “pupacc’ p-set”. Tornando alla pasta, dopo aver dato questa forma qui, si taglia ulteriormente a pezzetti

Sì, e poi si lavorano con le mani, ora vi faccio vedere la lavorazione

Si cavano in questo modo ecco perché prendono il nome di rascatell’, cavatelli

Sì, in dialetto rascatell e prendono questa forma qui. Mia mamma li faceva anche a due dita ma io mi trovo meglio con un dito, vengono bene ugualmente

Si possono fare in tutti e 2 i modi.

Sì, dopo cucinati conditi con il sughetto sono la fine del mondo

Quindi possiamo invitare tutti ad assaggiare questo piatto tipico tursitano

Sì, a noi piace tanto e rappresenta la nostra tradizione.

Allora, dopo aver preparato la pasta, passiamo al sughetto, quali sono i procedimenti per prepararlo?

Allora, prima andiamo a mettere a bollire l’acqua, intanto preparo il sughetto. Servono uno spicchio d’aglio, i pomodorini, i peperoni del nostro orto, un po’ di basilico per renderlo più profumato. Mettiamo pure un po’ di piccante che è ancora meglio.

I pomodori si tagliano a pezzettini, aggiungiamo i peperoni a pezzetti e un pizzico di olio così viene ancora più saporito, poi lo mettiamo a cuocere

Quindi si prepara abbastanza velocemente

Sì, è un piatto saporito e si può preparare in poco tempo, non è tanto complicato. Essendo un piatto tipico della nostra terra lo prepariamo sempre con tutta la volontà di farlo insieme ai “Frzzul” un altro tipo di pasta che ha gli stessi ingredienti ma forma diversa e un impasto più duro.

Bene, il sughetto è pronto per essere cucinato

Sì, lo giriamo un po’ in modo che mescoliamo bene il sale, l’olio agli altri ingredienti, intanto l’acqua bolle, dobbiamo prendere un po’ di formaggio grattugiato e caliamo la pasta.

Sì, aspettiamo la cottura.

La pasta è pronta, possiamo scolarla.

La scoliamo, la mettiamo direttamente nel tegame così si insaporisce e viene condita, la giriamo un po’, e il piatto è pronto, possiamo aggiungere un po’ di formaggio e il piatto è da servire.

Perfetto.

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La Cialledda (Pomarico)

La Cialledda (Pomarico)
preparata da Giovanna Adduce (n. 1937)
intervistata da Veronica Gioscia

https://vimeo.com/263123828

Buongiorno Giovanna tutto bene?

Sì benissimo.

Ti sei svegliata presto stamattina?

La solita ora, mi sveglio sempre alle sette.

Che fai dalle sette della mattina?

Fin quando mi lavo, mi vesto… e ora mi sto preparando la cialledd’

Questa devi mangiare oggi?

Sì, questa devo mangiare.

Tu sei andata a fare spesa?

No, io posso andare sola, viene una ragazza vicino casa, le do i soldi e mi compra quello che voglio.

Cosa ha comprato?

Le cipolle, due peperoncini per fare la cialledd, si fa stufare sul fuoco e poi si aggiunge l’ acqua.

Ha comprato solo quello che serviva oggi per cucinare o ti compra altre cose?

No, lo zucchero, il pane, tutto quello che ci vuole durante la giornata.

Cosa sai cucinare?

I cavatelli, i tagliolini, le orecchiette, i maccheroni… so fare tutto.

La cosa che ti piace cucinare e ti riesce meglio?

Mi piace fare la pasta fatta in casa. Da piccola abbiamo sempre mangiato pasta fatta in casa.

Chi ti ha insegnato a cucinare?

Mamma quando era viva.

Noi eravamo ragazzine, andavamo a scuola e mamma preparava da mangiare.

Ricordi a che età hai iniziato a cucinare?

Facevo qualcosa quando avevo 10 anni ma era mamma che diceva come fare.

Ora devo fare il pane, mi serve il piatto.

Cosa è questo piatto?

È un piatto che avrà 50 anni.

Prima si metteva qui dentro la cialledd’?

Si,  si faceva con il pane.

Ora che fai?

Taglio il pane che devo mettere sotto la cialledd’

La CIALLEDD è un piatto tipico di Pomarico?

Sì, è di Pomarico.

La mangiavano mascior’: mio nonno, facevano sempre questa , vivevano in campagna  c’era sempre il fuoco con la legna acceso e quando si mangiava si sentiva la puzza del fumo. A quei tempi si facevano i sacrifici, ora invece no, ci sono tutte cose buone per non lavorare tanto. Io avevo una sorella che andava sempre in campagna, quando tornavano dalla campagna facevano la lasagna,  accendevano il fuoco, facevano un po’ di pomodoro sul fuoco e poi cucinavano la lasagna. Quella si mangiavano,  ma quando tornavano dalla campagna,  da lavoro,  in quel momento facevano tutto,  perché non c’erano tutte le comodità che ci sono ora.

Come si fa la cialledd’?

Si prende la … ma era più bella quella con l’ spnzl , questi quando nascono hanno le foglie verdi , con quelli era ancora più bella.

Ora non ci sono?

No, non è tempo ora

Quindi metti la cipolla normale? Quella bianca o quella rossa?

Non ha importanza. L’importante che si sente l’odore

Che si mette il pane nel piatto?

Bisogna affettare il pane sottile, non grosso, si mette nel piatto e sopra si butta la cipolla cresciuta con un po’ d’acqua.

Si può fare solo in questo modo o ci sono altri modi per prepararla?

Noi di solito facciamo sempre così. Se ti piace puoi mettere un uovo.

Il pane deve essere duro? Del giorno prima?

Si meglio ancora,  perché quando è troppo fresco fa come la focaccia,  si spappola tutto. Chi mangia piccante può aggiungere il peperoncino… che dici deve bastare?

Questo piatto per quante persone va bene?

Non più di due, noi prima facevamo la spsj quando eravamo tanti ,  quando eravamo tre o quattro persone la mezza spsj.

Ora cha hai aggiunto?

Ho cresciuto l’acqua,  metto il sale.

Questo cos’è? Il prezzemolo? Da sapore al piatto?

Si certo, ho anche messo il sale.

Che dici devo mettere qualche uovo?

Come vuoi tu.

Io la faccio ma voi siete i padroni. Metto il peperoncino

Ora devi mettere l’uovo?

Sì, uno o due?

Di solito quante uova metti?

Per due persone ne metto 2

Dove hai preso le uova?

Al negozio, non ho galline

Prima si faceva con le uova fresche?

Sì. Si friggeva l’uovo in una padella con il peperoncino e si mangiava, era saporito.

Ora non lo fanno più…

Ora sto (all’ntann’) facendo cadere l’uovo

Quale ingrediente da più sapore al piatto?

La cipolla,  poi metti l’uovo ed è ancora più saporita

Una volta pronto si mette sul pane?

Si mangia a tavola pane e uovo nel piatto, non si mette da parte

Che profumo che si sente

Hai visto, le cose antiche sono sempre più belle , ora ci mangiamo cose che ci fanno ammalare. Prima il pane lo facevamo noi avevamo il forno per infornarlo, mia madre faceva la pasta per fare i porcelli con l’olio, le focacce… In campagna… ora invece non esiste una cosa buona

Ora lo possiamo mangiare?

Sì, mettiamo la tovaglia e il bicchiere.

Che volete il vino o l’acqua?

Prima cosa si beveva?

Prima si teneva u jascarijedd

Di cosa si tratta?

È un oggetto di legno che si riempiva di vino, aveva un tappo che si toglieva e cosi potevi bere

Tu lo bevi il vino?

No

Ce l’hai a casa?

No io no, i miei figli ce l’hanno, io non lo faccio più. Quando era vivo mio marito avevamo la vite in campagna, ora è di meno e mio figlio si fa il vino per lui

Quando eri giovane hai mai fatto il vino?

A differenza di prima ora si compra il vino vero?

No ci sono tantissime persone che ancora lo fanno

Mangi sempre sola il giorno?

Sì sempre sola, solo la domenica vado dai miei figli, mi tengono a mangiare una domenica uno e una domenica l’altro

Buon appetito Giovanna

Venite anche voi a mangiare che dovete dirmi che sapore ha.

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Ruccoli e rape (Pisticci)

Ruccoli e rape ( Pisticci)
preparata da Maria Giuseppa Vena (n. 1935)
intervistata a Pisticci da Vincenzo Petito

https://vimeo.com/262040604

Allora, buongiorno nonna
Buongiorno!
Ascolta, ti sei alzata presto per cucinare stamattina?
Eh si!
A che ora più o meno?
Alle 7:00
Quanto tempo impieghi per la cucina?
Un paio d’ore
Sei andata a fare la spersa stamattina?
L’ho fatta ieri
Dove?
In piazza.
Hai dei fornitori che preferisci?
Ah no! Dove mi trovo!
Perché acquisti da questi determinati fornitori?
Tengo un po’ di “fiducia”!
Per te che cosa significa avere fiducia nei fornitori?
Eh bè! È normale, la pazienza, la fedeltà…
Che cosa hai comprato ieri quando sei andata al mercato?
Un po’ di verdura, un po’ di frutta, banane…
Hai comprato solo quello che occorreva ieri?
Io la faccio giorno per giorno… la spesa…
Cosa ti riesce meglio a cucinare?
Eh, ci vuole un po’ di pazienza a cucinare, ma tutto…
Quali sono le ricette che sai cucinare?
Le ricette antiche, quelle che mi hai insegnato mia madre…
Cosa ti piace cucinare?
Tutto!
Perché?
Perché sono cose antiche e ci piacciono!
Quali soni questi piatti antichi che cucini di solito?
Pasta e fagioli, lenticchie con il riso, risotto, pasta e rape, a cialléddë, pan abbagnatë…
Cosa hai cucinando oggi a pranzo?
Pasta e rape
Stai facendo la pasta fatta in casa?
Eh sì…
Chi ti ha insegnato a cucinare?
Mia madre…
Quando hai imparato?
Da piccola… 10 anni
Per chi hai cucinato?
Per tutta la famiglia… e pure per i parenti…
C’è stata un occasione?
La necessità… che non c’era nessuno che li faceva…
Quando eri bambina chi cucinava?
Io e mia madre.. abbiamo fatto pure il pane in casa…
Dove l’avete cotto?
Nel forno a legna…
Hai imparato per gioco, quindi o sei stata costretta?
Eh… la necessità… non c’era chi le faceva… mò tengono il telefonino… tänn fätiamm…
Come impari poi nuove ricette, dalle amiche ,dalla televisione, dalla riviste?
Un po’ dalla televisione, e un po’ le conosco dall’antichità, dai miei nonni, dai miei familiari..
C’è qualcuno che mi aiuta in cucina?
Eh… quando sì e quando no..
Mo’ quindi stai preparando i cavatelli ?
Eh sì…
Quid mo’ si fanno tipo dei bastoncini …
E poi si tagliano …vedi come di fanno con il dito…
Come? Per esempio?
Eh mo’ te li faccio vedere… così…

Poi questi quanto hanno bisogno di riposare per essere cotti?
Eh … nà mezzo ’ora… un ora… come c’è il tempo… possono essere cucinati pure appena fatti…
Possono essere pure conservati nei prossimi giorni?
Niente bisogna farli indurire…
Ah… questi poi si induriscono …
Eh …poi fanno a pasta dura…
Allora nonna , ascolta… Secondo te la dieta alimentare a oggi è cambiata?
Eh… molto…
E come?
Peggio!
In che senso peggio?
Sono tutte cose artificiali… non so cose normali…
Non sono cose genuine… Ma ci sono pietanze che non si preparano più nel tuo paese ?
E che non ci sono! Ci sono parecchie e parecchie…la gioventù è sfaticata non vuole fare più niente.. vogliono tutto pronto!
La pietanza che oggi prepari è una ricetta del tuo paese.. si?
Sì!.. “Past e Rapë”!
Ed è una ricetta tipica? Giusto?
È giusto, è giustissimo…
Secondo te che cosa significa tipico?
Genuino!
È nuovo , oppure esisteva già da quando eri bambina?
È un termine vecchio… molto vecchio… Past e Rapë si è sempre fatta!
Conosci qualcuno che questa ricetta la fa in modo diverso?
Questo è il modo… che si fa… con il peperoncino, con l’olio fritto… aglio e peperoncino…
Questa pietanza da chi l’hai imparata a fare?
Da mia madre…
Hai cambiato qualcosa nella ricetta?
Niente! Tutta roba vecchia… vedi come sono buone!
Quale sapore deve avere la ricetta per essere buona?
La genuinità!
Il piatto come si deve presentare?
Si butta l’olio fritto con il peperoncino …e poi si mette nel piattino e si mangia…
Secondo te è importante saper cucinare nella vita?
Nella vita ti stai imparando giorno per giorno… non c’è bisogno di scuola… si sta avvicinando giorno dopo giorno…
Ti fa piacere de ti dicono che sai cucinare?
Chi mi merita che so cucinare… chi se la mangia dice che è buona…
Nonna hai un garage o una tavernetta dove conservi il cibo?
Sì! Tengo le sitipetti…
Li usi per conservare giusto?
Si si…
Mo’ hai messo olio peperoncino e aglio…
Olio peperoncino e aglio…
Mo’ va solo girato ed impiattato..
Eh… Si…È fatto!

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Seppioline ripiene al forno (Miglionico)

Seppioline ripiene al forno (Miglionico)
preparate da Angela Cresci
intervistata da Antonella Ventura

Sono qui per rivolgerle delle domande per conoscere la sua “vita in cucina. Cosa ha cucinato oggi a pranzo?
Buonasera! Oggi ho cucinato minestrone.
E ti sei alzata presto per cucinare?
Sì, alle 7:00
E sei andata pure a fare la spesa stamattina?
Ovviamente sì
E cosa hai comprato in particolare?
Ho comprato verdure per il minestrone, insalata, pesce e frutta per la giornata.
Quindi ha comprato solo quello che serviva per oggi o anche qualcosa per…
Anche qualcosa per la settimana.
E quali sono le ricette che sa cucinare?
Quasi tutto… dal pesce alla carne, verdure, paste, secondi… tutto.
Ma in particolare, cosa le riesce meglio?
Pesce, cucinare pesce.
E perché?
E perché ho imparato più da piccola a cucinare il pesce.
E invece cosa non le piace proprio cucinare?
Ma forse… niente. Mi piace tutto!
E mi sa dire quando ha imparato a cucinare?
Bhè, da piccola perché avendo i genitori che lavoravano in campagna cucinavo…ho cucinato presto, all’ età di otto anni già iniziavo a cucinare!
E per chi cucinavi?
Per i miei fratelli e i miei genitori.
Quindi tutti i giorni o in un’ occasione particolare?
Quasi tutti i giorni, quando ovviamente non c’era mamma a casa e le mie sorelle.
E si ricorda cosa cucinava quando era bambina?
Ma, piatti poveri allora, non c’era tanta roba da cucinare…piatti…legumi, mmm, non lo so, piatti tipo pasta…
E cucinava parte del pranzo e della cena o…
Pranzo e cena.
E come ha imparato quindi?
E ho imparato proprio perché ero sola e mi son data da fare..
E chi l’ha aiutata nella cucina?
All’inizio le mie sorelle, poi da sola.
E le è piaciuto subito cucinare?
Sì, sì
E quindi da allora ha sempre cucinato?
Sì!
E cosa è cambiato oggi rispetto a prima nel suo modo di cucinare?
Bhè, prima di tutto gli ingredienti sono diversi diciamo, e poi la tecnologia perché ci sono i robot, mmm mixer, tutta sta roba che prima non esisteva… si faceva tutto a mano… come i frullati, tante cose che prima non esisteva.
E le piace sempre cucinare?
Sì!
E si ritiene brava?
Penso di si!
E come lo sa?
Perché me lo dicono quando vengono a pranzo…
E quindi le fa piacere sapere di essere brava?
Altro che..
E ci sono altre donne brave che lei conosce?
Sì, sì!
E che cosa fanno, che cosa sanno fare bene?
Ma, anche loro quasi tutto…dal pesce alla carne, primi piatti, tutto!
E hanno dei “trucchi” nella cucina?
Bhè, ci vuole sempre un segreto nella cucina!
Le piace mangiare bene?
Sì, sì.
Quindi, è importante saper cucinare?
E’ molto importante!
Cos’altro diresti di te… cosa diresti di te per farmi capire chi sei?
Sono una brava mamma, una brava cuoca e mi piace cucinare per la mia famiglia, visto che ho una famiglia numerosa composta da cinque figli e marito e molti fratelli e sorelle. Quindi organizzo molte, molto spesso cene, pranzi…
Allora signora, cosa mi prepara ora?
Visto che mi piace molto cucinare il pesce, ti preparo un piatto di pesce: “seppioline ripiene al forno”
Ok!
Ok… prepariamo! Prendiamo tutto l’occorrente… Dove ho messo il “pane grattugiato”? Prendo tutto l’occorrente: il “prezzemolo”. Un po’ di pazienza che preparo tutto…
Sì!
Ecco qui, prendiamo tutto quello che ci serve… la teglia… il prezzemolo che ci serve per fare il ripieno… dopodicchè andiamo a riempire le seppioline: si minuzza tutto (il prezzemolo) , il pane grattugiato (lo unisce al prezzemolo), aglio.
Quindi questi sono gli ingredienti principali?
Sì, principali. Ingredienti semplici! Dopo aver preparato (l’impasto), si passa a riempire le seppioline… Adagiamo in una teglia…
Ma ha un segreto in particolare per farle venire bene?
No, niente… è tutto naturale, niente segreto… il pane casereccio che va messo, il prezzemolo anche…diciamo locale… tutto semplice, senza aggiunta di..
E sta preparando per quante persone?
Stasera siamo in 4, perché manca parecchia famiglia
Quindi, per 4 persone quanto pesce prepara?
Bhè, circa un chilo… perché…
Siete buongustai!
Sì, siamo buon gustai… mangiano!
Ecco… finisco di riempire la teglia…
Sì. E quale sapore deve avere per essere particolarmente buono?
E non deve essere molto asciutto e mmm, praticamente deve rimanere un po’ di, di brodino sotto, di olio per essere saporito. Dopo aver preparato si,si fa bollire un po’ sul, sul fuoco per 10 minuti e poi si mette in forno. Mettiamo un’ altro po’… Abbiamo finito. Adesso metto l’olio….metto l’olio…non tanto!
Quindi gli ingredienti sono tutti locali?
Sì, anche l’olio,olio.
E per quanto riguarda il pesce?
E… il pesce…
Ha dei fornitori di cui si fida?
Sì, vado sempre alla pescheria di fiducia che ha pesce fresco. [Intanto sta versando dell’acqua nella teglia] Ecco…poca acqua, senza aggiungere sale perché il pesce è già salato, poi magari si assaggia e se ci vuole un po’ di salee…Adesso facciamo bollire per 10 minuti
E nel forno poi?
Solo per, per la crosticina… dopo che si è cucinato poi, bisogna mettere solo 5 minuti per formarsi la crosticina.
A che temperatura?
In forno! Adesso la cucina a fuoco vivo poi il forno 10 minuti, un quarto d’ora ed è un piatto squisito…
Eh, immagino !
Molto buono e saporito!
E da chi hai imparato a cucinare questo piatto?
Eh veramente da mia mamma, quando ero molto piccola.
Quindi è di tradizione ?
E’ di tradizione si.
Locale?
Sì è di tradizione… familiare.
E lo mangiate con quale contorno?
Con le verdure,verdure grigliate,magari che non appesantiscono.
Ai vostri figli piace questo piatto?
Sì, molto; lo mangiano da quando erano piccoli. Ecco, adesso bisogna far bollire per 10 minuti e poi metterlo in forno… e il piatto è pronto!
Adesso è già cucinato sul fuoco e bisogna metterlo in forno a 180°,per 10 minuti soltanto e il piatto è pronto!
Un piatto veloce!
Un piatto veloce, sì… e anche facile da preparare,come hai visto… e buono soprattutto!
E poi non rimane che mangiarlo!
Eh si ,così si fa contenti i figli e il marito.

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Focaccia ndrucchiulat’ (Pisticci)

Focaccia ndrucchiulat (Pisticci)
preparata da Anna Maria Losenno
intervistata il 20 maggio 2007 da Annunziata De Stasi

https://vimeo.com/128973582

MI HANNO DETTO CHE SAI CUCINARE BENE E SONO VENUTA OGGI CHE E’ DOMENICA PER SAPERE QUAL E’ STATO IL PRANZO DELLA DOMENICA?
IL PRANZO DELLA MIA DOMENICA E’ STATO LA SAGNA VERDE.

COME SI PREPARA?
SI PREPARA CON LA FARINA, L’ACQUA, LE SPINACI….E NIENTE PIU’, E’ SEMPLICE….. E DOPO SI STENDE E SI FANNO TAGLIATE LA SAGNA E SI LESSANO, SI LESSANO E DOPO SI METTONO NELLA TEGLIA E SI METTONO AL FORNO, SI METTONO DIVERSE COSE BUONE: IL SALAME, LE POLPETTE, LA MOZZARELLA…..TANTE COSE BUONE …E SI METTE AL FORNO; STA’ VENTI MINUTI ED E’ PRONTA.

QUESTI INGREDIENTI CE LI HAI PRONTI GIA’ OGNI DOMENICA O…
ME LI PREPARO, VADO A COMPRARE LA CARNE TRITATA, ME LA FACCIO TRITARE, QUELLA BUONA, NON NE VOGLIO QUELLA GRASSA, VOGLIO QUELLA BUONA, MAGRA. ME LA FACCIO TRITARE SUL MOMENTO…CHE NON VOGLIO QUELLA GIA’ TRITATA, E ALLORA MI FACCIO LE POLPETTE ME LE METTO NEL SUGO, E CUCINO…A ME QUELLA MINESTRA E’ LA PRINCIPALE, E’ LA REGINA DELLA MIA CASA QUESTA MINESTRA.

COS’ALTRO HAI CUCINATO OGGI A PRANZO?
HO FATTO IL SALAME ARROSTITO, QUELLO PICCANTE, UN PO’ PICCANTE, CHE A MIO MARITO GLI PIACE TANTO.

MA HAI QUALCHE SEGRETO PER FAR RIUSCIRE MEGLIO I TUOI PIATTI?
NESSUN SEGRETO, COSE SEMPLICI, A ME MI PIACCIONO DI PIU’ LE COSE SEMPLICI…E BUONE..: OLIO DI ULIVA DELLA CASA NOSTRA…DELLA NOSTRA TERRA…

TI E’ SEMPRE PIACIUTO CUCINARE?
SI’, SIì, A ME PROPRIO, PERSONALMENTE MI PIACE LA BUONA MINESTRA E IO FACCIO SEMPRE IN ABBONDANTE, CHE LASCIA PURE, MIO MARITO QUALCHE VOLTA MI SGRIDA CHE NE FACCIO TANTA…

QUINDI ANCHE PRIMA DI SPOSARTI…
A SI, LA MIA MAMMA NE FACEVA POCO E IO ERA TANTA… LASCIAVA SEMPRE… CON LA BOCCA ASCIUTTA CHE NON MI SAZIAVO CHE IO SONO UNA BUONA FORCHETTA, E ALLORA HO PRESO UN POCO QUELLA TENDENZA DI MIA MADRE CHE NE FACEVA POCA, CHE DICEVA SEMPRE CHE SONO PIU’ SAPORITE QUAND’E’ POCA.

E QUINDI PURE TU CUCINI POCO?
IONO! ALL’INVERSO DI MIA MAMMA NE FACCIO PIU’ ABBONDANTE E ALLORA MI LASCIA SEMPRE LA MINESTRA… ME LA MANGIO… DUE GIORNI.

QUINDI NON HAI IMPARATO A CUCINARE DALLA MAMMA.
ERA BUONA LA MINESTRA CHE FACEVA LA MIA MAMMA… LA MIA MAMMA, A TEMPO INDIETRO..SI FACEVA IL SUGO SOPRA IL BRACIERE, ERA SAPORITISSIMO QUEL SUGO, PURE CHE NON C’ERA NIENTE, C’ERA SOLO UN POCO DI BASILICO DENTRO…E ERA SAPORITISSIMO, MA LA MIA MAMMA NE FACEVA POCO E IO NON MI SAZIAVO…E MI E’ LASCIATA UN POCO DI NOSTALGIA DI QUELLA MINESTRA CHE ERA POCA E IO NE FACCIO SEMPRE MOLTO.

QUALI SONO GLI ALTRI PIATTI CHE TI PIACE CUCINARE?
MI PIACCIONO LE FAVE CON LE CICORIE…

LA VERDURA ALLORA?
IL FINOCCHIO CON I FAGIOLI, MI PIACCIONO MOLTISSIMO, PROPRIO A ME PERSONALMENTE QUESTA MINESTRA MI PIACCIONO MOLTISSIMO.

QUINDI PER QUESTO TI PIACE CUCINARE?
E MI PIACE PURE CUCINARLE, NON MI DO’ INDIETRO…FACCIO I TAGLIOLINI CON I FAGIOLI, CON I CECI, E ME LI MANGIO… UN BEL PIATTO, FORSE PURE DUE CERTE VOLTE… A ME MI PIACE MOLTO MANGIARE, PERSONALMENTE A ME MI PIACE MOLTO MANGIARE.

MA PER QUESTA SERA AVEVA DECISO DI PREPARARE UN PIATTO SPECIALE?
A NO, STASERA HO FATTO UN PO’ DI MASSA CHE DEVO FARE “LE FOCACCE NDUCCHIULAT” DICIM NUJ, LE FOCACCE ALLA JRADIZZ…

ALLA GRATICOLA?
ALLA GRATICOLA… MA, IO NON SO PARLARE, COMUNQUE, COME VE LO DICO COSI’ SO PARLARE….. NON HO STUDIATO, HO FATTO SOLO LA TERZA ELEMENTARE E NON MI……
QUESTE FOCACCE… QUESTE FOCACCE METTO UN PO’ D’OLIO…

MA SONO UN PIATTO TIPICO PISTICCESE O E’ UNA RICETTA NUOVA?
E’ UNA COSA PISTICCESE, CHE METTO UN PO’ DI PICCANTE, UN PO’ D’OLIO E LA FACCIO ARROTOLARE, DOPO LA SCHIACCIO E LA METTO SULLA GRATICOLA.

MI FAI VEDERE COME SI PREPARA QUESTA PIZZA PARTICOLARE?
SI’, PRONTO, MO VE LA FACCIO VEDERE.

VEDIAMO QUALI SONO GLI INGREDIENTI.
UN POCO DI PICCANTE…

QUELLO E’ L’IMPASTO CHE HAI PREPARATO PRIMA?
UN PO’ D’OLIO…

COME SI PREPARA L’IMPASTO?
ACQUA, SALE E FARINA.

HA MESSO UN PO’ DI PEPERONCINO PICCANTE?
hO MESSO…IL PICCANTE.
IL PEPERONE?
SI’, SI’ C’E’ IL PICCANTE.

QUESTO LO COMPRATE?
NO, LO FACCIAMO NOI

LO COLTIVATE?
SI, METTIAMO UN PO’ DI PIANTE…

E POI, COME SI FA?
POI, SI METTE SUL FUOCO, FUOCO LENTO…

CHE COSA?
LA CARBONELLA… SI METTE SOPRA LA GRATICOLA… SI METTE SOPRA LA GRATICOLA E CUOCE SULLA CARBONELLA… STA UN POCO SI RESIEDE… UN POCO QUESTA FOCACCIA…

DEVE LIEVITARE?
NO LIEVITARE, SI’ SI RIPRENDE UN POCO CHE L’HO SCHIACCIATA… E ALLORA VUOKLE STARE UN POCHINO.

CHI TI HA INSEGNATO AD IMPASTARE?
EH!… LA MIA MAMMA CHE FACEVA SEMPRE IL PANE. A PISTICCI SI FACEVANO LE PA…I PANI GRANDI DI CINQUE O SEI CHILI… A PISTICCI, PROPRIO LA PISTICCESA MANIERA, SI FACEVANO I PANI GRANDI GRANDI.

E L’AVETE FATTO ANCHE VOI QUALCHE VOLTA?
E SI’ L’HO FATTO, PRIMA…. TANTI ANNI FA, L’HO FATTO IL PANE… CHE ABBIAMO UN FORNO IN CAMPAGNA…E L’HO FATTO TANTI ANNI FA… ADESSO E’ MOLTO FACILE A MANGIARE CHE TENGONO I FORNI, MA PRIMA IN CAMPAGNA SI FACEVA IL PANE. CON QUESTA SERA SIAMO A POSTO CON QUESTE FOCACCE.

E’ LA CENA?
PER CENA VALE QUESTA. PER STENDERE QUESTA FOCACCIA L’OLIO E’ LA BASE.

SENZA OLIO NON SI PUO’ STENDERE?
E SENZA OLIO NON SI PUO’ STENDERE…

C’E’ UN TRUCCO PER FARLA VENIRE BELLA MORBIDA?
E… DEVI IMPASTARE… IO L’HO IMPASTATA… DEVI FARLA BELLA MORBIDA LA MASSA.

AVETE TRAMANDATO QUESTO MODO DI CUCINARE ANCHE AI VOSTRI…
SI, LA MIA MAMMA LE FACEVA SEMPRE, CHE PRIMA IL RISCALDAMENTO NON CE N’ERA, C’ERA LA CARBONELLA, SI METTEVA SULLA CARBONELLA…

E VOI L’AVETE TRAMANDATA AI VOSTRI FIGLI ANCHE QUESTO GUSTO DEL CUCINARE?
SI’… IO… MI HO FATTO VEDERE DALLE MIE FIGLIE, POI, SELE VOGLIONO FARE LE FANNO…

E PIACE AI VOSTRI FIGLI…
AH!…SII’! GLI PIACCIONO… MA E’ DIFFICILE A FARLI!

PERO’, QUANDO VE LO CHIEDONO SIETE CONTENTA DI FARLE?
QUANDO ME LO CHIEDONO LE FACCIO. BE… IO HO FINITO.

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Cialledda (Pisticci)

Cialledda (Pisticci)
preparata da Angelina Malvasi
intervistata a Marconia il 4 luglio 2015 da Federica Malaspina

Ci troviamo nella cucina della signora Angelina e oggi ci deve spiegare un piatto che ha preparato per noi.
Sì! Ho preparato un piatto pisticcese perchè a me piace mantenere viva la tradizione. Piatti che tengo sempre vivi e che faccio spesso. Oggi ho fatto “a cialledda” o “cipuddata”.

Quali sono gli ingredienti che servono per preparare questo piatto tipico?
Pochi ingredienti, però sono buoni, ed è un piatto che si fa mangiare. Molto puerile, di gente povera, di prima, e che utilizzano perchè nn avevano possibilità di vasta scelta di prodotti.

E ci puoi elencare gli ingredienti?
Olio, pomodori, cipolla quella fresca, il sale, le uova, l’acqua e il pane raffermo.

Come avviene la preparazione?
E’ molto semplice: si fa riscaldare l’olio, quando è ben riscaldato si aggiunge la cipolla tagliata à julienne, e poi una volta che è stordita bene, si aggiungono i pomodorini, si mette tutto semi e polpa, quando è cotto, si aggiunge l’acqua, il sale e poi quando bolle l’uovo strapazzato o intero per quante persone sono ovvero si mette un uovo a testa. E poi quando si è raffermato quest’uovo si mette nel piatto su questo pane raffermo ed è pronto.

Chi ti ha insegnato questo piatto?
Mia mamma.

Hai imparato da lei, i piatti tipici?
I piatti pisticcesi si, e altre cose ho imparato molto da una commara. A me comunque piace cucinare e così ho appreso molto.

Capito, ma per te sono molto importanti gli ingredienti che acquisti per la tua cucina? Ti soffermi dal fruttivendolo o al supermercato?
Se ho la possibilità di prendere le cose che mi servono dal fruttivendolo o da una persona che li coltiva, io preferisco quelli e non quelli dei supermercati che sono trattati e sono meno freschi.

E badi molto alla questione economica?
Bè sì. La convenienza si guarda.

Angelina, ci puoi dire i piatti che ti vengono meglio? E per chi li cucini?
I primi piatti. Per i miei nipoti, quando vengono da Matera, per le mie sorelle e per i miei amici.

Già da piccolina cucinavi?
Sì, perchè io restavo a casa, mentre i miei andavano a lavorare nei campi, e io e mio fratello restavamo a casa, e io cucinavo e lui badava agli animaletti che c’erano in campagna come le galline e i conigli.

Quindi piatti tipicamente genuini?
Decisamente sì.

Dove impari le tue ricette?
Dalle amiche e dalla televisione.

E ti aiuta qualcuno in cucina?
No, perche mi sento in imbarazzo e non mi vengono bene i piatti.

Hai ancora l’uso di fare piatti che non si fanno più?
I piatti si fanno ugualmente, le persone di oggi non le fanno e corrono al supermercato a trovare le cose già confezionate. Purtroppo non tutti, come me, fanno “l maccarun a fierr” e le tagliatelle a mano, anche se io li faccio.

Che valori dai ai piatti tipici?
Che è più sano e che le persone è un peccato che si soffermano al supermercato.

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Crapiata (Bernalda)

Crapiata bernaldese

La crapiata di Bernalda, trae origine da un rito pagano contadino. Piatto povero che consiste principalmente in un mix di legumi secchi quali fave non decorticate, cicerchie, ceci, piselli, fagioli bianchi, lenticchie, fagioli occhio nero e grano duro.
Un breve cenno storico prima di passare alla preparazione del piatto. Ci sono molte legende che si tramandano ma la più accreditabile si addice al treppiede in ferro (cràpia) che veniva adoperato per poggiare sul fuoco questo grande pentolone in rame.

A Bernalda è tradizione cuocerla il 1° di Agosto, quindi, la sera prima venivano messi a bagno i legumi assieme al grano e nelle prime ore del mattino messa a cucinare a fuoco molto lento.

Agosto segnava la fine del contratto annuale di lavoro dei salariati che avevano presso i grandi proprietari terrieri del metapontino, era quindi una sorta di festa di fine annata agricola lavorativa e perchè no anche di ringraziamento per il raccolto. La tradizione voleva che nelle strade del centro storico bernaldese i vicini si adoperavano contribuendo ognuno con una manciata di legumi che avevano in casa, una massaia si prestava per la cottura, molte volte la più anziana e si distribuiva in un capiente piatto di ceramica o in un contenitore di terracotta ai vicini e sopratutto alle famiglie povere che abitavano nel vicinato. Si continuava fino a sera con questa distribuzione festeggiando tutti assieme accompagnando il piatto con del buon vino rosso che qualche viticoltore metteva a disposizione.
Questa tradizione è ancor viva oggi col passare degli anni, anche per il facile approvviggionamento in casa di legumi. Nelle feste popolari ogni anno viene preparata e distribuita ai bernaldesi e sopratutto ai turisti. Piatto semplice facile e sostanzioso i legumi venivano consumati più volte l’anno dai nostri nonni equiparandoli alla carne che spesso non si poteva acquistare, così chiamata “la carne dei poveri ” avvicinandosi verosimilmente alle sostanze nutritive contenute nella carne .

Preparazione (per 4 persone)
100 g di fave non decorticate
100 g di ceci misti con cicerchie
100 g di piselli
100 g di fagioli bianchi
100 g di fagioli occhio nero
200 g di lenticchie piccole
200 g di grano duro
1 carote e una costa di sedano
Olio Extra Vergine di Oliva
2 foglie di alloro
acqua e sale quanto basta
Messi a bagno almeno 8 ore prima i legumi secchi con aggiunta di grano si cucinano con acqua e sale a fuoco basso senzarimestolare per almeno 4 ore. Quasi a fine cottura aggiungere una carota a pezzi e la costa del sedano e l’alloro per insaporire con dell’olio extra vergine di oliva.

Articolo e foto di Rocchello Troiano

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A’ Cucchej (Irsina)

A’ cucchej (Irsina) preparata da Isabella Molinari Intervistata a Irsina (MT) il 20 gennaio 2015 da Grazia Maria Favale.

Buongiorno Isa,cosa ci prepari oggi?
Buongiorno e benvenuti nella mia cucina, oggi prepariamo un piatto tipico irsinese che in dialetto si chiama “a cucchej” ed è un piatto che si cucina nel periodo natalizio.

Cosa significa “tipico”?
Significa che si usava già precedentemente, negli anni passati e che si è tramandato fino ad oggi.

In cosa consiste la ricetta?
Allora, il grano viene messo a bagno per 12 ore perché deve ammorbidirsi, successivamente viene lavato bene parecchie volte e messo a cucinare per 7 ore.

Ti ritieni brava in cucina?
Diciamo abbastanza, passo parecchio tempo a cucinare per la famiglia.

Una volta cucinato il grano, cosa si fa?
Dopo che il grano ha cucinato, viene tolto dalla pentola e messo in un piatto e, con l’aggiunta del vincotto ottenuto dai fichi essiccati e cucinati per diverse ore, viene amalgamato bene. E’ un piatto che fa servito freddo.

Quali sono altri piatti irsinesi?
Le pettole, “a lag’n” un tipo di pasta riccia e lunga condita sempre con il vincotto.

Questo piatto che abbiamo cucinato oggi si prepara anche in altri posti?
Non credo, è un piatto che si cucina solo ad Irsina.

Va bene Isa, grazie per questa ricetta.
Grazie a te, arrivederci.

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Tagliatelle ricce con pomodori secchi (Grottole)

Tagliatelle ricce con pomodori secchi (Grottole)
preparate da Antonietta Rinaldi, intervistata da Giovanni Quaranta il 1 settembre 2007

Sono le dodici meno un quarto, l’orario giusto per cucinare?
Sì, il tempo di preparare la pasta fatta in casa e condirla con i frutt della terra.

Sei andata a fare spesa questa mattina?
Non necessariamente per la ricetta che dobbiamo presentare, perchè ci vuole la farina per la pasta, quindi la farina di solito c’è sempre in casa, delle uova fresche e i pomodori che si fanno d’estate e si conservano poi nei barattoli sott’olio.

Sai cucinare?

Ti ritieni esperta?
Non proprio, però me la cavo.

Cosa ti piace cucinare particolarmente?
Particolarmente la pasta, perché è bello da preparare e cucinare proprio dall’inizio.

Quindi cosa ti riesce meglio da cucinare?
Penso la pasta.

Che cosa non ti piace cucinare?
Non c’è niente che non mi piace cucinare.

Quindi la ricetta di oggi è una ricetta semplice?
Sì, molto semplice.

Sai dirmi qualcosa di questa ricetta?
Questa ricetta diciamo che è la ricetta della nonna, perché veniva preparata anticamente e dalla nonna e perché ci sono preprio degli elementi semplici: la farina, che c’era sempre ed era una cosa che non doveva mai mancare in casa; i pomodori che si raccoglievano in campagna e poi si conservavano. Si facevano essiccare al sole e poi si conservavano nei barattoli sott’olio, che potevano servire per l’inverno, per quando e ce n’è fosse bisogno, anche perché si potevano usare in diversi modi, con la pasta, con il pane oppure con le uova, quindi potevano essere un primo, un secondo o un contorno.

Quindi sono ingredienti che fanno parte della cucina tradizionale grottolese?
Sì.

Allora passiamo alla preparazione vera e propria di questo piatto. Innanzitutto come si chiama questo piatto?
Sono le tagliatelle ricce con i pomodori essiccati.

E a Grottole?
Nel nostro dialetto a sagntedda rezz ch l’ pmmdur’ adacciat’.

Era un piatto che si faceva sempre durante l’anno o c’erano dei periodi particolari?
Il periodo in cui si faceva era soprattutto l’inverno, proprio perché i pomodori venivano conservati per l’inverno, fatti essiccare e poi conservati nei barattoli sott’olio con un pò d’aglio e basilico per dare un pò d’odore.

Ci fai vedere che cosa ti serve?
Sì, allora abbiamo la farina, le uova, i pomodori, basilico e aglio per condire e poi qui abbiamo le alici, usate per dare più sapore al piatto.

Bene, passiamo alla preparazione vera e propria del piatto. Per quante pesone stiamo cucinando?
Questo piatto va bene per circa quattro persone. Innanzi tutto mettiamo la farina.

Che fai adesso?
Adesso dobbiamo impastare la farina. Quindi prendiamo l’acqua che abbiamo fatto riscaldare con del sale per amalgamare meglio. Impastiamo la farina con l’acqua e poi aggiungiamo le uova.

Chi ti ha insegnato queste cose?
Mia nonna, perché questo era il piatto che veniva fatto la domenica, perché le signore la domenica restavano a casa, non andavano in campagna e quindi facevano la pasta fatta in casa.

Ma tu hai mai cucinato insieme a lei?
Sì, a volte quando ero bambina.

Ma ti piace cucinare, è una cosa che fai con gusto?
Sì, è una cosa che faccio con vero piacere. Ecco, mettiamo le uova.

Quanto tempo va impastata?
Va impastata finché non si amalgama tutta la farina, finché non si asciuga.

Quindi per quanto tempo?
Circa un quarto d’ora.

Vedo che l’impasto è quasi pronto.
Si, adesso dobbiamo stendere la pasta per poi tagliare le tagliatelle.

Perché metti la farina?
Per non far attaccare la pasta al tagliere. Dobbiamo tirare una sfoglia abbastanza sottile.

Adesso la sfoglia è pronta?
Sì, è stesa e ora procediamo al taglio. Mettimo la farina per evitare che si attacchi.

Che si attacchi agli strumenti che utilizzi?
Sì.

Adesso che fai?
Adesso iniziamo a tagliarla, la tagliamo prima a striscioline.

Si chiama “riccia” perché utilizzi questo strumento?
Sì, perché c’è questa rotella che taglia in questo modo.

C’è una dimensione fissa per le tagliatelle?
No, non è una dimensione stabilita.

Dipende dai gusti?
Sì, si può fare più larga o più stretta.

Tu come la preferisci?
A me piace così come la sto facendo ora.

Ci vuole impegno in cucina però?
E sì, soprattutto per questi piatti in cui dobbiamo cucinare la pasta e la pasta va fatta a mano.

Hai fatto qualche variante rispetto alla ricetta iniziale?
No, per la pasta sto rispettando la ricetta che veniva fatta anticamente, poi vedremo per il condimento. Ecco ora abbiamo finito di tagliare le tagliatelle e le dividiamo, perché così lunghe non si possono cucinare. Come potete notare non sono venute tutte uguali, proprio perché sono state fatte a mano, quindi non c’è una macchina con una misura ben precisa.

Quindi adesso le rimpicciolisci?
Sì, le divido perché sono molto lunghe.

C’è un motivo per cui fai questa cosa?
No, per cucinarle meglio. Ecco le nostre tagliatelle sono pronte. Ora prima di cucinarle passiamo al condimento. Qui abbiamo i pomodori che stavano nel barattolo sott’olio. Ora prendiamo un tegamino.

Adesso che fai?
Adesso versiamo un filo d’olio nel tegamino perché dobbiamo mettere i pomodori. mettiamo a fuoco basso e versiamo i pomodori.

Quanti grammi erano?
Il boccaccino da trecento grammi. sempre a fuoco basso facciamo soffriggere.

Per quanto tempo?
Finché diventano più rosolati.

Ci sono spezie lì in mezzo?
Sì, c’è l’aglio che era stato messo nel barattolo, ed il basilico, però aggiungiamo comunque uno spicchio d’aglio fresco.

Perché?
Per dare più odore, dopo, naturalmente, l’aglio viene tolto.

Cucini spesso?
Sì.

Ti piace cucinare?
Sì. Come detto prima, questo piatto veniva preparato così, però si possono aggiungere anche delle alici.

Quindi questa è la preparazione base con il pomodoro?
Sì, questa è la preparazione povera di un piatto molto semplice.

La variante che invece tu adotti qual’è?
Si possono aggiungere delle alici. Una volta soffritto il pomodoro, naturalmente il pomodoro si versa prima, dopo vengono aggiunte le alici per rendere il piatto più ricco. Il soffritto è pronto, nel frattempo abbiamo già messo la pentola dell’acqua. Controlliamo se bolle. Si, bolle, raccogliamo la pasta.

Quanta pasta abbiamo realizzato?
Questo è un chilo di farina. caliamo la pasta, saliamo.

Quanto sale ci vuole?
Non c’è una dose ben precisa. Facciamo cuocere la pasta.

Per quanto tempo?
Pochissimo perché è pasta fatta in casa, quindi ci vogliono dieci minuti, un quarto d’ora a al massimo. Ora la scoliamo, la versiamo qui dentro. Versiamo il composto di pomodori e alici. La faccimo insaporire e prepariamo i piatti. Il nostro piatto è pronto, si può decorare con una foglia di basilico e, per chi vuole, anche con del piccante.

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Ciambotta (Grottole)

Ciambotta (Grottole)
preparata da Michelina Orecchione
intervistata il 14 gennaio 2015 da Camilla D’Aria

https://vimeo.com/127059427

Che cosa prepariamo oggi?
Facciamo la ciambotta.

E’ un piatto tipico di Grottole?
Sì è un piatto tipico di Grottole.

Chi ti ha insegnato a fare questo piatto?
Mio papà.

E in che cosa consiste questo piatto?
Peperone, melenzane ,sedano, cipolle… tutta questa roba.

Quindi è un secondo diciamo?
Un secondo, un primo, ognuno come lo vuole usare.

Che cosa hai messo l’olio nella pentola?
Ho messo l’olio, sto facendo la cipolla… abbondante di cipolla perché bisogna farla… ecco così.

Per fare questa ricetta e comprare questi ingredienti sei uscita a fare spesa stamattina?
Stamattina sono uscita a fare spesa… prima ognuno c’è l’aveva in casa perché c’avevano l’orto, facevano tutto tra di loro, ora invece si compra tutto.

Questi alimenti li compri sempre dalla stessa persona o cambi fornitore?
No delle volte cambio, vado dal fornitore più biologico.

E oggi come pranzo fai questo o hai preparato qualche altra ricetta?
No, come pranzo faccio questo, basta e sufficiente

In genere ti piace cucinare o lo fai per necessità?
No, mi piace cucinare.

E che piatti ti riescono meglio? Dolci, primi, secondi?
No più roba così, perché i dolci non mi piacciono, più roba di verdura, ciambotta, roba di pasta al forno tutta roba normale.
Peperoni, tolgo un po’ questo, faccio i peperoni…

Quindi in questa padella metti i peperoni hai detto?
E sì… faccio i peperoni. Peperoni e melanzane, li suddivido in modo che vengono più… così…

E questa ricetta chi te l’ha insegnata invece?
Mio padre…

Sempre tuo padre quindi…
Mio papà… io sono stata a Genova quando ero piccola… allora si andava a lavorare e ognuno quando in casa c’erano due o tre persone si andava insieme al papà e andavamo insieme e papà ci insegnava… non lavoravamo però stavamo in casa, lavoravamo in casa, facevamo da mangiare, lavoravamo, facevo, lavavo la roba facevo da mangiare… poi allora io ero piccola e mio papà diceva: “cosa prepariamo oggi?” E mio papà diceva “devi fare così così e così prendi fai la ciambotta ed era fatta.

Eravate una famiglia numerosa?
5 figli… 7 persone.

E cucinavi sempre tu o ti aiutava qualcuno?
No no cucinavo sempre da sola… anche se ero piccola cucinavo sempre da sola.

Quindi hai imparato da piccola a cucinare?
Sì sì da piccola mi è sempre piaciuto cucinare.

Quanti anni avevi più o meno?
12 -13 anni… e ora anche se c’ho 20 persone me la sbrigo immediatamente… preparo per 10 15 non faccio eccezione quello che è faccio.

E oggi ti aiuta qualcuno a cucinare? O cucini sempre da sola?
No no, cucino sempre da sola e pure insegno pure ai miei figli a cucinare… perché c’ho 3 figli maschi e loro quando io non ci sono devono imparare a cucinare e lo fanno pure loro… perché la vita non sai che ti riserve e bisogna saper far tutto al tempo d’oggi… se uno non sa far niente, che va trovando tutto ciò che si compra allora non è più buono il servizio… ed è così… adesso faccio soffriggere la cipolla e dopo soffriggo…

Prepari spesso questa ricetta o raramente?
Spesso.

In inverno in estate?
Quando ti piace… la preparo sempre…

E’ un piatto più per i giorni normali o lo prepari pure per le feste?
No no pure per le feste… se qualcuno lo richiede e dice invece di fare questo fai un po’ di ciambotta.

Chi decide cosa cucinare tu o i tuoi figli?
Decido io quel che mi va quel che non mi va non cucino qua non è che siamo al ristorante, quel che c’è si mangia, o vogliono o non vogliono, cara mia è già tanto quel che facciamo,

Ora che fai le melenzane a pezzi?
Sì le sbuccio un po’…

Togli pure la buccia?
Sì le sbuccio, così vengono più leggere più digeribili… e questo è… bisogna saper far tutto sulla vita se no non ci siamo.

I cibi li prendi sempre freschi o li congeli pure?
No, congelati non mi piacciono, ogni cosa ha il suo tempo. Io faccio pure le melenzane sott’olio tutta roba… faccio il salame, faccio tutto, il salame però… lo cresciamo noi qualcosa.

Hai l’orto? Hai gli animali?
Compro il maiale e dopo lo ammazziamo, un po’ di galline per uso casa, per roba nostra.

E di ortaggi hai qualcosa o compri tutto?
No di ortaggi i peperoni, i miei figli mettono i pomodori, facciamo la salsa, facciamo roba più che genuina facciamo la salsa perché se devi andare a comprare la salsa a me non mi piace… questo facciamo…

Quante melanzane usi per questa ricetta?
Due o tre pure una se una persona è una… due o tre, non è quello il problema.

E questa ricetta per quante persone è oggi?
Per 6 persone.

Quindi metti 3 melanzane?
Melanzane, peperoni, a occhio…

Quindi non ci stanno delle dosi? E’ a occhio?
A occhio a occhio.

Questa ricetta la fai a pranzo o a cena?
Di solito a pranzo a cena l’importanza che si fa… puoi mangiarla fredda, puoi mangiarla calda.

Quindi si può conservare e la mangi anche il giorno dopo?
Sì, questa non è che è come adesso che tutti si compra e si butta, no no, fino all’ultimo si mangia.

Poi dove sta la cipolla aggiungerai che cosa? Peperoni?
E sì, ecco qua… queste sono melanzane che poi devono soffriggere.

Per quanto tempo più o meno cucinano?
Fin quando… un dieci minuti… non c’ è orario… fin quando si ammorbidiscono un po’.. poi bisogna mettere un po’ di sale… olio è olio nostro è non è olio di semi.

Avete gli alberi di ulivo?
Sì, ma quest’anno niente olio.

Perché?
L’annata è andata male… ci abbiamo l’olio… l’olio nostro non è olio di semi, è olio di oliva veramente genuino… metto i peperoni.

Quindi tu usi soprattutto roba naturale non ti piace comprare le cose…
Roba naturale no no se c’è roba naturale… va bene così, perché roba comprata se devi fare questo non va bene, aggiungo un altro peperone…

Poi quali altri ingredienti serviranno?
Un po’ di patate, quant’è ci vuole un po’ di salsa oppure i pelati fin quando viene finita no?!… questo era il pranzo che più piaceva a mio marito.

Gli piaceva questa pietanza?
Tanto tanto tanto.

Perché?
Perché gli gustava tanto che c’era da vedere…tanto che gli gustava che diceva a me quann a fa a ciambott? metto il sale…

Quindi tu gliela preparavi spesso?
Spesso spesso, la sapeva fare pure lui.

La sapeva cucinare anche tuo marito?
Uuuuh sì sì, sapeva cucinare, perché lavoravamo, eravamo fuori in Germania e purtroppo dovevamo accorciare le braccia, non c’era nessuno per farci da mangiare e quindi dovevamo arrangiarci.

Quindi quando lavoravi tu cucinava lui?
E sì, cucinavamo entrambi chi arrivava prima, cucinava. Sempre chi arrivava prima era compito suo… così facevamo.

Sei stata tanto tempo in Germania?
6 anni… e sì la vita ti riserva, cara mia, tante brutte cose.

Stavi meglio prima o adesso?
Meglio prima, eravamo giovani, lavoravamo, avevamo un buon lavoro e poi qua abbiamo trovato i guai, senza lavorare, una vita da cani si fa qua, devi sempre lavorare per niente, lavoro, lavoro, se stavamo meglio in Germania?! Stavamo benissimo! Mio marito 12 anni.

Che lavoro faceva?
In fabbrica… si lavorava in fabbrica.
Questo è il sedano… lo faccio stare un po’ a bagno, che dopo si aggiunge e poi le patate all’ultimo ed è fatta la ciambotta

Il sedano dove lo metti? Dove stanno i peperoni?
Sì, mo bisogna apprim’ farl’ ben’ cucinare… rosolare… nelle melanzane aggiungo poco poco di acqua, prendo un bicchiere…
Ora sbucciamo le patate… proprj’ a casarola manier’, sbucciamo le patate e le aggiungiamo all’ultimo all’ultimo quando abbiamo messo già un po’ di salsa oppure i pelati quel che c’hai, aggiungiamo la salsa, le patate e dopo aggiungiamo pure se uno piacciono le uova, le uova le metti e sono buonissime.

E tu le metterai oggi le uova?
Sì, sì che le metterò le uova! Metto le uova, metto le patate.

Ma questa ricetta era una ricetta povera dato che è fatta solo di verdura?
Povera povera povera, di quel che hai in casa si fa, povera.

Conosci altre ricette tipiche di Grottole?
E sì, facciamo patate coi peperoni quelli secchi oppur patan’, mo ca ven’ ‘u carn’val’ fascim’ iavulicchj’ fuort’ e marang’l’ amar’.

Questo è un proverbio grottolese?
E’ un proverbio, ma è pure che si mangia lo stesso, sia roba da cucinare e mangiare, semp’ robb’. Viene chiamat a nzalat’, l’insalata perché si fa con arance amare e peperoni secchi.

E cucini anche quest’altra pietanza?
Sì, sì che cucino anche quest’altra pietanza. Quando mi piace… oppure faccio il pane duro… la mollica…la mollica la soffriggo… e a San Giuseppe faccio questa roba qua… fascim u pan com ven chiamat? Aspett’… mo nan’ m’ ven’… a past ca sagn’tedd’… a sagn’tedd’ ca m’ddica sfritt’! Ma buonissima! Quella è proprio tipica grottolese, ma buona ehhh! Si soffrigge…

Che cos’è? Un primo?
E’ un primo, sì, una pasta, un primo.

E come si fa?
Si prende la mollica e si soffrigge mollica aglio e mandorle no mandorle no madonn com’ s’ chiamav’n’ eee… mo non mi viene, non l’amen’l’ so’ le noci, le noci si fanno poco a poco e si fanno soffriggere con olio e aglio a pezzettini piccoli e poi aggiungi la mollica quand’ è fritta aggiungi la mollica e la fai rosolare bene bene e dopo prendi il sugo, lo fai a parte, cucini la pasta la sagna e metti come se usi il formaggio così metti la mollica ma buonissima…è un piatto che è buonissimo. Questa è roba che facciamo spesso, facciamo un po’ di brodo, quel che è…

Usi più spesso verdure o carne?
Insomma, uno e l’altro pure, non c’è che devi dire che non usi le carni, no l’uno e l’altro. Non è che proprio devo dire che non ne uso, uso uso le carni, uso qualsiasi cosa non è che è, quel che c’è da preparare si prepara. Ma a sagn’ ca m’ddica sfritta è nota specialità che tu non hai l’idea di come è buona… ca sagna’ recc’ quella che si compra oppure la fai tu un po’ di sagna.

Tu la pasta la compri o la fai in casa?
Delle volte la faccio in casa, delle volte la compro, se c’è la compro, non è che c’è sempre tempo da farla.

E la pasta fatta in casa chi ti ha insegnato a farla?
Mia mamma, mamma non è che è tanto un problema ,ci vuole poco poco di farina, non è che ci vuole tanto a farla, fascim’ l’ cavatiedd’, ‘n picch’ d’ sagntedd’, questo facciamo, non è che facciamo, questo è quel che si fa, a uso di prima che mo è tutto bisness mo è tutta robba che non serve. Si compra sì, e purtroppo devi mangiare… e così è… voi siete giovani e non vi piace tanto… e invece noi facciamo… c’è sempre da fare.

Quindi tu hai la passione per la cucina?
E bhe è logico, se non c’è passione non c’è niente. Faccio le focacce pure io, non è che compro sempre, quando mi piace compro qualcosa quando no, la maggior parte la faccio io, pure una focaccia normale la faccio sempre io, è normale si viene a risparmiare. Se tu vai al forno devi spendere sempre quelle 2 o 3 euro invece con 2 o 3 euro tu mangi, e così è se no non si arriva. Se vuoi comprare tutto non ci sei!

Tu pensi di essere brava a cucinare?
No.

Perché?
Lo devono dire gli altri, non lo devo dire io, non devi essere tu a dire che io sono brava a fare questo. No, devono essere gli altri quand’è che assaggiano, fanno l’assaggio allora puoi dire si o no. Io non mi ritengo di essere brava, mi ritengo di essere giusta per fare questo di essere brava no.

In casa hai una dispensa dove tieni i cibi?
Sì ,sì perché non è che si esce tutti i giorni per comprare, compriamo la pasta e la mettiamo a deposito e dopo… non è che si esce sempre a comprare, quel che c’è in casa si cucina…non è che si esce tutti i giorni a comprare, si compra il pane perché il pane devi per forza uscire per comprarlo se no…
Questi devono soffriggere poi quand’è che sono soffritti allora si può… Questa è la nostra cucina.

Quindi mo che cosa hai aggiunto? Il sedano?
Il sedano!

Alle melanzane?
Sì alle melanzane, è lo stesso pure ai peperoni, ma i peperoni non sono ancora fatti e li ho aggiunti qua che c’è più spazio. Ora li mettiamo insieme…

Quindi queste erano le melanzane col sedano?
Le melanzane col sedano, ora si amalgama e mettiamo un po’ di salsa e cuoce. Facciamo soffriggere un altro poco, mettiamo un po’ di salsa, la salsa normale, quella nostra. Allora aggiungiamo le patate e all’ultimo si aggiungono le uova, ho messo un po’ di più di patate in modo che piace. Vado? uno… due… tre… quattro… apposto! Ed è fatta!

Quindi mo è finita la ricetta?
E’ finita la ricetta! la mettiamo in un piatto?

Quindi le uova le fai fare per poco tempo?
Fanno subito… vedi?!

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Testine di agnello con patate e lampascioni al forno (Montescaglioso)

Il video mostra la preparazione della ricetta, mentre l’intervista verte sul cibo delle feste a Montescaglioso.

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Cutturiedd’ (Montescaglioso)

Cutturiedd’
preparato da Grazia Andrulli
intervistata a Montescaglioso da Liboria Ditaranto

Cosa ha cucinato oggi a pranzo?
Le tagliatelle al pomodoro

Ti sei alzata presto stamattina per cucinare?
Sì, mi sono alzata presto per andare a fare la spesa.

Che cosa ha comprato?
Ho comprato il latte, la pasta, il pane.

Ha comprato solo quello che occorreva oggi?
No, anche per durante la settimana.

Perché?
Così non esco sempre… quello che ho in caso… io preparo.

Quali sono le ricette che sa cucinare?
Tante ricette ad esempio, gnocchi di patate, pasta e ceci, le cicerchie, i fagioli, pasta e fagioli… che più?

Cosa le riesce meglio?
Un po’ di tutto.

Perché?
Perché io non sono di oggi, sono una vecchia signora che.. ho imparato abbastanza a cucinare, quindi…

Le piace stare vicino ai fornelli, allora…
Abbastanza.

Invece cosa non le piace cucinare?
Mi piace tutto, un po’ di tutto.

Ricetta di oggi?
Io faccio “u cutturieddu” che sarebbe la carne di pecora

Come si prepara?
Si prepara, si prende la carne di pecora, cipolla, abbondante basilico, sedano, prezzemolo, cipolla sale patate. sto lavando la carne di pecora. Poi metto a cucinare sul gas… ecco così

Per quanto tempo deve cucinare la carne?
Massimo per due ore

Due ore…
Prima a gas alto poi si mette basso basso così deve cucinare la carne. Dopo che è cotto la carne aggiungo le patate fatte a fette un po’ spesse.

Vi fornite da fornitori particolari?
C’è uno sottocasa e mi fornisco da lui perché lui so che è un fruttivendolo… e anche il macellaio ha la carne fresca e quindi mi servo da lui. Aggiungo un po’ di sale.

Cosa sta facendo adesso?
Sto schiumando, perché questo bisogna togliere altrimenti dà fastidio quando si mangia… ecco

Bene, ora abbiamo tolto tutta la schiuma.
Sì, abbiamo tolto tutta schiuma che dobbiamo aggiungere gli ingredienti: Ecco che sarebbe la cipolla già lavata, basilico, sedano.

La scelta degli ingredienti principali come deve essere?
Sedano, una foglia di alloro, i pomodori già lavati.

Anche questi ingredienti… da chi si fornisce? ha da un fornitore particolare?
Tutta roba fresca che sta sotto casa mia. Adesso sto aggiungendo i pomodori.

Il trucco per farlo appetitoso?
Il trucco per farlo appetitoso… deve cucinare… ho messo l’alloro.

Per quante persone sta preparando?
Per cinque, sei persone

Il tempo di cottura?
Massimo due ore

Come ha imparato a preparare questo piatto così bene?
Dai mie genitori quando ero piccola. Poi la mamma andava in campagna, io preparavo questo piatto, me lo ha insegnato la mamma

Quando l’ha cucinato per la prima volta?
Ero piccolina, massimo dieci anni

Per chi?
Per la famiglia

In quale occasione?
In occasione di… si preparava nel mese di Giugno, Luglio quando andavano a mietere il grano quindi andava bene in questi mesi perché sta tutta la roba fresca: pomodori, sedano, basilico.

Chi cucinava in famiglia quando era bambina?
Mia madre. Cucinava anche mia sorella e io imparavo benissimo.

Cosa è cambiato oggi nel tuo modo di cucinare?
È cambiato molto perché ai temi nostri si cucinava ad esempio nelle pentole di terracotta e comunque il mangiare era più buono, veniva più gustoso. Adesso, invece, no. Si cucinava sui carboni perché nelle pentole di terracotta le cose venivano più genuine, più profumate invece nelle pentole di oggi, no; è cambiato tutto e anche il sapore del cibo. Sto pulendo le patate perché passate due ore dalla cottura della carne e aggiungo le patate e devono cucinare venti minuti. Le sto tagliando a pezzettoni così non si disfano… Alla carne le patate…. aspettiamo venti minuti dalla cottura…

Come viene servito questo piatto?
Viene servito messo nel piatto fondo accompagnato con il pane fresco e il vino rosso. Ecco le patate sono pronte; sono passate venti minuti allora bisogna servire. Si può aggiungere anche un po’ di formaggio pecorino. Il pranzo è servito.

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Carciofi ripieni (Montescaglioso)

Prima di tutto priviamo i carciofi delle loro foglie, lasciandone solo il cuore. Successivamente immergiamo i carciofi puliti, interi in una bacinella d’acqua lavandoli abbondantemente.Passiamo alla preparazione del ripieno che andrà a riempire il carciofo: in un altro contenitore, un piatto di media/grande dimensione sbricioliamo la mollica…

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Lagane con la mollica (Grassano)

Lagane con la mollica
preparate da Maria Leonarda Bonelli
intervistata a Grassano da Carmen Di Leo

Mi hanno detto che lei è una brava cuoca!
Ma… io non è che… cucino, quello che mi viene in mente cucino però riesco a fare delle cose gustose!

Cose semplici ma comunque…
Comunque gustose! Veramente quando ero signorina non cucinavo mai! Cucinava sempre mia madre, non mi volevo mai mettere a cucinare perché non tanto mi piaceva! Poi mi sono sposata e facendo delle cose… incominciava a piacermi cucinare!

Man mano ha imparato!
E man mano ho imparato proprio bene… e facevo delle belle cose… insomma per pochi soldi combinavo…

Quindi lei doveva far bastare questi soldi!
Mio marito, non è che prendeva molti soldi, faceva il muratore però gli davano pochissimi soldi che adesso non mi ricordo… e con quei soldi dovevo andare avanti! poi incominciai ad avere i figli quattro figli… a ventisette anni avevo già quattro figli! E quindi cucinavo bene e tiravo avanti la vita!

Maria… lei ha detto prima che… non ha imparato a cucinare a casa sua dai suoi genitori bensì quando si è sposata e… cosa faceva a casa dei suoi? Quale compito aveva?
Facevo altre cose! La sera prima andavo a riempire l’acqua al fontanino per impastare il pane la mattina dopo all’alba e… facevo prima il “crescendo” cioè il lievito, adesso si usa il lievito, però prima si usava “u crscend”. Significa che si impastava con un po’ di farina un po’ di pasta cresciuta e si faceva questo crescente la sera prima e la mattina presto all’alba si impastava il pane, si impastava dieci chili di farina, si metteva un po di sale, un po’ del crescente che si faceva la sera prima e impastavamo il pane! Poi si metteva a crescere… un paio di ore e… e poi si “schanava” , cioè si facevano delle panette di pane, e… sei o sette panette…

Da un chilo più o meno?
Da un paio di chili… un paio di chili, si mettevano nei tovaglioli, un po’ di farina sotto, si attaccava co stu tovagliolo qua e si…. si metteva sopra alle tavole lunghe che poi ci facevamo… ci facevamo una cosa per mettere sulla testa, praticamente non andava sulla… proprio sulla….

Per poggiare questa tavola…
Per poggiare sta tavola qua e… si metteva sei, sette panette di pane e si portava al forno.Prima si facevano le pizze, in questo forno qua, sempre dalla pasta che…

Che avevate portato…
Che avevamo fatto noi, col pomodoro, e poi si tiravano le focacce e si infornava stu pan qua… e che stava un’ ora e mezza, due ore a cuocere e… poi ce ne andavamo a casa, poi… dopo di due o tre ore andavamo a prendere di nuovo stu pan al forno… per portarlo a casa.

Mentre oggi il pane lo compra o lo prepara ancora lei in casa?
Non si può più fare in casa perché i forni non fanno più… non fanno più infornare, perché lo vendono e giustamente… lo compriamo adesso il pane. Ma è buono lo stesso… è genuino perché… mangiamo ancora roba genuina qui nel paese.

Anche ad esempio la carne dove la comprate?
La compriamo nelle macellerie però è tutta roba “paesana”, hanno ancora gli animali in campagna e li portano a vendere qui a Grassano, li portano al macello e fanno loro la carne… nostrana.

E ad esempio la frutta, la verdura dove la comprate?
Delle volte la portiamo dalla campagna nostra e delle volte la compriamo, ma è tutta roba del paese…genuina.

Però comunque le compra nel supermercato alcune cose…
Qualche volta si, qualche volta si… delle cose che noi non abbiamo… allora le compriamo nel supermercato.

In che senso qualche cosa che non avete? Produce lei stessa dei prodotti?
Allora… d’estate, verso luglio, facciamo la salsa, poi facciamo il pesto e poi facciamo le confetture di… albicocche, di pesche… poi raccogliamo i fichi e facciamo il cotto di fichi per fare i biscotti l’inverno.

Che tipo di biscotti quelli… vabbè… quelli col cotto?
Col cotto, si col cotto, poi facciamo le mandorle, facciamo le melanzane sott’olio, poi prendiamo i peperoni, rossi, e li mettiamo al sole per fare il peperoncino per fare il salame d’inverno.

Quindi li mettete ad essiccare al sole…
Li mettiamo ad essiccare al sole e poi si pestano nel frullino e si fa il peperoncino in polvere… poi facciamo anche i peperoncini che si chiama a “pzzcatedd” si chiama, piccante che ce la mettiamo nella pasta asciutta, nei legumi… ci facciamo la provvista dei legumi pure…

Cioè li cucinate prima?
No, non li cuciniamo, li prepariamo, li mettiamo nei boccacci così d’inverno li prendiamo e li cuciniamo… poi si raccolgono le mandorle verso settembre, per fare il torrone, per fare le paste secche, i biscotti… e poi quando è il tempo di… verso settembre pure, raccogliamo le olive che le mettiamo all’acqua, tutte le provviste per l’inverno.

E ovviamente voi fate la distribuzione ai figli?
E se hai figli… facciamo le provviste e poi… diamo un po’ ciascuno ai figli. Poi raccogliamo le olive per fare l’olio, si va al frantoio, si fa l’olio e… alla fine facciamo il salame verso dicembre.

E avete qualche figlio che magari sta…
Sì, che sta a Milano e ogni tanto faccio qualche pacchettino… faccio due biscotti, mando un po’ di salame…

Ah ok, allora che cosa mettete, salame…
Salame, friselle, biscotti… un po’ di scamorza…

Cose genuine insomma!
Cose genuine che li non ci sono.

E cosa ci cucina oggi a pranzo invece?
E… oggi a pranzo cucino la “Laganedd cà mddic” che si fa all’apparizione di… il giorno di San Giuseppe, però si può cucinare quando pure ti piace…

Quindi lei la fa anche magari…
I giorni così… sì, sì, sì.

Allora ci dice gli ingredienti di questa ricetta?
Per la Laganedda si mette: farina, acqua e un po’ di sale…

Acqua tiepida?
Acqua tiepida si, e basta, poi si impasta.

E poi per la mollica invece?
La mollica: il pane grattugiato, prezzemolo, aglio, acciuga e peperoncino.

Passiamo alla preparazione della pasta.
Allora si mette la tavola… e si mette la farina…

E più o meno come vi regolate?
Ogni pugno di farina per due persone, si mangia due persone, si fa la fonte, si mette un po’ di acqua tiepida e si impasta e poi si stende con il matterello…

Perché la arrotolate?
Perché ogni tanto si attacca sotto e bisogna arrotolarla a sto matterello e poi mettere la farina sotto e poi proseguire, insomma… poi si prende la carrozzella e si fanno delle strisce di un centimetro, più o meno, e si lascia un po’ riposare, seccare…

Più o meno per quanto tempo?
Per una mezz’oretta di tempo.

E intanto che aspettiamo che asciughi, mi dice qual’è il piatto che le riesce meglio oltre alla lasagna di oggi?
Il “cutturriddo”… e gli ingredienti sono: la verdura, cioè i finocchietti selvatici, le cicorie, l’agnello, piselli, fave, un po’ di scamorza, un po’ di salame e poi si mette a cucinare per un paio di ore…

Ah quindi è molto lunga la procedura!
E’ molto lunga perché più cuoce e più si insaporisce.

E invece un piatto che proprio non le piace fare?
Un piatto che non mi piace fare sono le cose ripiene, che si va… che se ne va parecchio tempo…

E quindi non le piace…
Sì le faccio lo stesso però ogni tanto…

E per la preparazione della mollica, invece, vedo che già l’avete macinata.
Sì l’ho fatta ieri sera e adesso l’ho macinata al macinino elettrico…

E mentre prima come…?
E prima si faceva con le mani, perché le cose elettriche non ce ne erano.

Allora adesso state friggendo quindi…
Ho messo la pentola, un tegamino con l’olio, mollica, prezzemolo, aglio, acciuga e poi alla fine metto il peperoncino perché poi si fa un po’ nera se il peperoncino viene messo prim. Intanto si mette a bollire l’acqua, si butta la pasta e si cucina poco perché è fatta a mano.

Quindi due o tre minuti…
Due o tre minuti si, poi si scola ben bene l’acqua della cottura, e si mette sto sughetto sopra. Volendo si può aggiungere anche il passato di pomodoro…

Ah questa è una variante diciamo….
E si n’a variante… Il piatto è pronto buon appetito!

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Involtini (Grassano)

Involtini
preparati da Maria Grassano intervistata il 14 dicembre 2013 da Antonella Pellegrino

Che cosa stai preparando?
Aspétt’ mò, famm’ v’dè cè ama mett’.
Allora io sto preparanda la zeppa che deve fare gli gnummuridd, me la prepara così.

E questi gnummuridd, con quali pezzi di carne si fanno?
Eh… si possono fare con l’agnello e… pur’ col maiale. Quando noi ammazzamo il maiale che lo facciamo a Natale, facém’ pur i gnummuridd duu, del fecato del maiale.

E tu oggi come li fai?
Oggi lo faccio con l’agnello che domani è domenica e lo facciamo con l’agnello.

E che pezzi sono proprio?
Metto il fecato, il polmone, la milza la butta che non mi piace.

E quando la sei andata a comprare la carne?
Eh… ieri sera sono andata a comprare. Il venerdì, il sabato si fanno queste cose.

Ok e questi li hai imparati già quand’eri grande a fare…
A me me l’ha imbarata la nonna ca la mamma andava sempre in campagna, e la nonna mi insegnava a fare la cucina, mi insegnava a fare queste cose.

E questo lo facevate quando era festa i gnummuridd?
Quando era festa grande, perché ci avemmo noi l’agnello e quando era festa grande facciam’, ammazzamm’ l’agnell’ e facemm’ i gnumm’ridd perchè ér robba nostra. Prim’ i condadin’ t’nev’n ‘i capr’ in cas’, e t’nev’n l’agnell’, allo’’r i contadin facev’n fest’ quann’ ammazzav’n l’agnell’ p’cchè carn’ nan jè cum’ a mò, che ce n’é abbondand’ to’’tt i giorn’.
Prim’ no, avia ess’ sand’Innocenz’ ca n’aver’m mangià ù poll’, n’aver’ma mangià.

E gli intestini li hai lavati stamattina?
No, quelli si fanno la sera avandi, che devono….si devono essere asciutti quann’ si fann’ i queste cose.
Lo’’r la.. il venerdì facciam’ l’agnell’, mi lav’ i…. ah la pangett’ pur’ d’ l’agnell’ ca ‘a panz’ po’ nuij n’’a mangiam’, e po’ fazz’ i st’ndin’.

Ok. Che cosa hai preso?
Ho preso il sale, un po’ di formaggio, formaggio lo stesso di capre nostre, è tutta rrobba genuina nost’ questa, l’aglio, poi il prezzemolo l’è ‘no’’tt to’’, anno’’tt pur’ l’agghij.
Ij pò ‘u sacc’ cum’ i fazz’, n’’u sap’ mamm’t, n’’u sacc’ mamm’t cum’ ‘i fac’, ij m’a conz’ apprim’.
I fazz’ a pezzettino.
E po’ i facc’ ‘i gnumm’ridd. Mo fazz’ i pizz’ gruhss’ e pò ‘i veng’ a fa’ dò.

Questi sono i pezzi di carne che mi hai detto?
Jè sempre ‘u fec’t du..’d l’agnell’, questo è sempre il fecato de l’agnello che si fa a poco a poco e s’ fac’n i gnumm’ridd, si fa sfritto pure, cum’ ‘u vo’’l un’.

E tu come li fai arrostiti o…?
Io li faccio arrostit’ e quell’ che è ‘u scart’ d’cim d’ co’’ss ‘u sfrisc’, faccio la frittura e n’’u mangiam’ a sér, e i gnumm’ridd n’i mangiam’ craij ca jè fest’, jè d’men’ch.
Co’’ss jè ‘u co’’r’, e co’’ss l’ama m’nà au quann’.
Vdim ngè n’ pek da mimell, a vè.
Allo’’r mo le facciamo a poco a poco, preparare, per fare i gnumm’ridd.
Ama mett’ ‘u prezzem’l’, l’aglio. I facim a poco a poco e chéss mò ‘i mand’nim’ cà si’i sfrisc’ mamm’, ‘i fac’ bell’ sfrétt.

Oggi cosa hai cucinato?
Oggi ho fatto il panicotto cch’ii rap’. Panicott’, ‘i rap’ so’ i nost’, ‘u pan’ era nu poco dur’ ca jè ‘u pan’ nust’ ‘u ‘mbastam’ nuij, cose della campagna nostra facciamo.

E domani fai i gnumm’ridd e poi?
Domani i gnumm’ridd i , r’cchij’tedd facim’ i fr’zzul’ jà, i fr’zzul’ a pasta asciutt’.

E chi siete a mangiare tu e tuo marito?
Io, mio marito e i miei figli.

E i tuoi nipoti non vengono?
E sono grandi quelli se vogliono venire. Vengono i figli.

E ora che stai facendo?
Mo i stauw facenn’ a pé… a poco a poco ca agghia fa’ i gnumm’ridd ch’ ‘rrost’. ‘ghij mis’ ‘a zepp’ so’’p ‘u tav’lir’ e agghia mett’ mo i pezzettin’ du feg’t, du polmon’ e agghia fa i gnumm’ridd, prezzem’l, aglio, formagg’ e sale.

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