Cucina Lucana

Basilicata in Cucina. Ricette, Eventi, Interviste

Ferricelli al sugo di pezzente (Grumento Nova)

Ferricelli al sugo di pezzente (Grumento Nova)

preparati da Lucia Prestera, intervistata da Federico Poletta l’8 febbraio 2022.

 

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Pipoli Bianco

Pipoli Bianco

NewsVino 16/03/2023

Pipoli Bianco

Cantina Vigneti del Vulture
Greco e Fiano

 

Colore cristallino e giallo paglierino, abbastanza consistente. Aromi fruttati e floreali intensi con presenza di gelsomino. Tra i migliori bianchi della Basilicata. Da abbinare su piatti a base di pesce dal sapore intenso e su risotti particolarmente saporiti.

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Presentazione del libro “Il cibo ci parla” di Roberto Rubino

Oggi, giovedì 16 marzo 2023, Roberto Rubino ha presentato il suo libro “Il cibo ci parla” al Campus di Matera dell’Università della Basilicata. I presenti hanno potuto degustare cinque caciocavalli e analizzarne con Rubino le caratteristiche organolettiche.

Con questa prima importante pubblicazione, Il “cibo ci parla”, nasce la Collana Della Terra dell’Associazione Infiniti Mondi che presenterà una serie di lavori dedicati al tema della sostenibilità con particolare riferimento alla produzione del cibo e alle sue culture.

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Roberto Rubino, già ricercatore pubblico in agricoltura, presenta la sintesi di un lungo percorso di attività fatto non solo di ricerca ma anche di azione concreta sul campo, di informazione e divulgazione e di organizzazione di reti di produttori intorno al fondamentale nodo della individuazione dei caratteri autentici e concreti della qualità alimentare.

In questo percorso Rubino ha elaborato il Disciplinare del Latte Nobile, che è diventata anche una concreta realtà produttiva in Italia e all’estero, e poi questa esperienza si è allargata a tutto lo spettro di produzione e trasformazione alimentare diventando Metodo Nobile.

Il libro è una vera e propria guida per aiutarci a capire il linguaggio del cibo, comprenderne le caratteristiche, apprezzarne la qualità.

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Matera Moro DOP Il Dono

Il consolidato trio Primitivo-Cabernet-Merlot si esprime in questo vino in tutto il loro reciproco “affetto”. Al Primitivo, giustamente predominante, spetta far guida negli aromi che esso sprigiona, morbidi e sensuosi. Matera Moro delle cantine Casal Dragone è un vino che vale quel che costa, consigliato su pietanze a base di carne e formaggi stagionati dal gusto non troppo deciso.

Peccato che il sito della cantina non lo descrivi come merita. Qui il link: Casal Dragone

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I calzoncelli di castagne

I calzoncelli di castagne

Maggiormente nel periodo natalizio, la combinazione dei sapori regala dolci della tradizione legati anche alla stagionalità dei prodotti della Basilicata; un esempio tipico è il calzoncello (detto anche panzerotto di Natale) dolce fritto con all’interno un cuore di castagne e cioccolato, con note aromatiche di arancia e cannella…

Continua a leggere su: Foodmakers.it

 

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Lucanus, il panettone salato prodotto in Basilicata

Lucanus, il panettone salato prodotto in Basilicata

Il panettone è il risultato di una mix di materie prime di altissima qualità grazie alle partnership di cinque aziende del territorio che forniscono i loro prodotti a km zero: Tricarico Salumi di Antonio Carbone (presidio slowfood), FraTruffle di Spera Francesco, Salumificio Metapontino, Caseificio La Vanga…

Continua a leggere su La Gazzetta del Mezzogiorno

 

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Castagne: in Basilicata ottima produzione, ma…

Castagne: in Basilicata ottima produzione, ma c’è il problema prezzi

Pietro Sinigallia: “L’industria dica se paga poco perché il prodotto non è selezionato. Ma così non può continuare”

Anche in Basilicata, così come in gran parte d’Italia, è molto positiva la campagna castanicola dal punto di vista produttivo. Tuttavia, diversi operatori non sono affatto soddisfatti delle quotazioni, che in diversi casi non coprono nemmeno i costi sostenuti per la raccolta.

Leggi tutto su MyFruit.it

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Il salmone di allevamento

Il salmone di allevamento

Il salmone è una delle specie ittiche più importanti per l’acquacoltura a livello mondiale, seconda solo alla carpa, con circa 1,433,708 di tonnellate rilevate nel 2007, più della metà del totale dei salmoni presenti sul mercato con un 69% contro il 31% dei salmoni selvaggi pescati all’amo con tecniche di pesca commerciale.

Lo Stato che detiene il primato nella produzione di salmone d’allevamento è la Norvegia con il 33% del mercato mondiale, seguita dal Cile con il 31% e terza si posiziona il resto d’Europa con un 19% (soprattutto la Scozia è un produttore rilevante).

Continua a leggere su Cibo360.it

Leggi anche questo articolo: Non mangiate il salmone d’allevamento, dal sito Radiobottiglia.com

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Manzo di Kobe: la sua storia, cos’è e dove mangiarlo in Italia

Manzo di Kobe: la sua storia, cos’è e dove mangiarlo in Italia

Una storia affascinante e secolare quella che coinvolge il manzo di Kobe e il Giappone. Tanti i miti da sfatare su questa leggendaria carne da cuocere rigorosamente alla griglia o in ghisa, con la sua marezzatura caratteristica che la fa somigliare ad un marmo pregiato. Dove mangiarla in Italia? Ecco alcuni indirizzi utili.

continua su: https://www.cookist.it/manzo-di-kobe-la-sua-storia-cose-e-dove-mangiarlo-in-italia/
https://www.cookist.it/

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Unesco, a Matera la Rete siti Mezzogiorno al lavoro su alimentare

MATERA – Dalle bellezze artistiche e ambientali a quelle alimentari, dei prodotti tipici locali e in particolare della dieta mediterranea, che sono tra le specificità dei siti patrimonio dell’Umanità del Mezzogiorno: è il progetto che vedrà nei prossimi mesi impegnata la «rete siti Unesco» attivata dall’Associazione «Patrimonio del Sud» l’associazione di enti locali per la valorizzazione del patrimonio culturale, materiale e immateriale del Meridione… (leggi tutto l’articolo qui: La Gazzetta del Mezzogiorno)

 

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Presente e futuro del cibo lucano

Davide di Vito: “Ne abbiamo parlato con Chiara Vigna, export manager, che ha raccontato le virtù dell’agroalimentare del suo territorio, i punti di forza e le criticità su cui lavorare…” (leggi tutto)

Fonte: www.italiaatavola.net

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Basilicata, Segnali Positivi Per Il Turismo

In tre anni, dal 2019 al 2021, oltre 8 turisti su 10 in viaggio nei “Borghi più belli della Basilicata” hanno espresso recensioni di tono positivo. (Leggi tutto)

Fonte: www.materanews.net

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La buona cucina della Basilicata a Torino

Una serata per celebrare la buona tavola, ma anche la storia e le tradizioni di un territorio. Tutto questo è successo a Settimo Torinese, nei giorni scorsi, nel segno della Basilicata (e non solo). Un debutto, di successo, ma che avrà anche il seguito di un calendario ricco di appuntamenti. (leggi tutto)

da https://www.torinoggi.it/

 

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Sagra del Pecorino di Filiano DOP, 2, 3 e 4 settembre 2022

La Sagra del Formaggio Pecorino di Filiano – la più importante mostra mercato dei prodotti lattiero-caseari della Basilicata – riunisce i produttori di 30 comuni dell’area nord-occidentale della Basilicata, area di produzione con più di 160.000 capi di ovini.

La manifestazione, Patrimonio Culturale Intangibile della Basilicata, sarà anche quest’anno un’importante occasione per riscoprire le tradizioni e l’enogastronomia lucana: sarà una tre giorni all’insegna del gusto, della storia e del divertimento…

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Fagiolo bianco e melanzana rossa a Rotonda

Al centro dell’appuntamento, organizzato dal “Consorzio di tutela della melanzana rossa di Rotonda dop”, dal “Consorzio di tutela dei fagioli bianchi di Rotonda dop”, con il Comune di Rotonda, ci saranno dibattiti, show cooking, degustazioni e spettacoli, a conferma del rilancio dell’evento del “Consorzio di tutela della melanzana rossa di Rotonda dop”. In ambito culinario protagonisti gli chef Donato Chiacchio, Giuseppe Franzese e Antonio Libonati, che saranno coordinati da Fabio Campoli.
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Manate tradizionali (Tito)

Manate tradizionali (Tito)

Intervista a Nonna Rosa realizzata da Giovanna Colucci

 

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Calzoni con patate e cipolle (Policoro)

Calzoni con patate e cipolle (Policoro)

Intervista ad Anita Fittipaldi realizzata da Francesca Giuliana Manolio il 04/11/2020

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Cialledda materana (Matera)

Cialledda materana (Matera)
Intervista a Tortorelli Concetta
Realizzata da Scarciolla Barbara
Il 09/01/2021

La cialledda?

Sì, la facciamo la cialledda. Di pane si può fare… di pomodori, di tutti i tipi. Faccio fare l’acqua calda, poi metto un pomodorino, un po’ di origano, faccio il pane a pezzettini, lo metto nel piatto e metto tutta quest’acqua bollente, poi metto un piatto sopra così la mollica si assorbe tutto il succo e l’olio. E quella è la cialledda. La cialledda si fa in tanti modi, poi si mette pure un po’ di arancia nella cialledda. L’arancia pure è buona nella cialledda. Quando ho le arance metto le arance, sennò non le metto. Oppure metto un po’ di cipolla e un pomodorino, si fa bollire nell’acqua, si cucina, così la mollica viene tutta bella condita con l’olio e questi aromi, così.

Ma il pane quanto deve essere vecchio?

Deve essere vecchio, due tre giorni. Prima, il pane che si faceva prima a nonna non era come questo. La cialledda si faceva con il pane duro, che durava, il pane. Mo’, il pane di mo’, è tutto morbido, morbido, subito si fa morbido, che diventa a quaqquaredda.

Per fare la cialledda buona è importante che il pane sia buono?

Il pane di prima… mo’ la cialledda con questo pane non viene bene, è tutto morbido morbido. Prima era il pane antico. Bisogna fare la cialledda con il pane che si cucina nel forno… non quello elettrico, che quello è più duro, più sostanzioso. Mo’ non esistono più forni a legna, so tutti elettrici. Poi si impastava il pane in casa, io quello ho fatto, il pane. Si faceva così. Che poi si metteva in un panno il pane, cresceva e allora quando era cresciuto si tagliava un poco. Se era tutta buchi buchi la pasta, era arrivata a lievitazione, che era lievitata.

Era pronto quindi?

Era pronto. Che poi si faceva pezzi pezzi. Nonna teneva una tavola così lunga, che si mettevano là i pezzi, veniva il fornaio… se li venivano a prendere loro stessi il pane, e lo infornavano loro al forno.

Ma voi dove lo prendete il pane? Dal fornaio che sta qui?

Sì è buono. Oppure da De Palo, o questo che sta sopra, non mi ricordo come si chiama. Che quello va sempre nonno a comprare il pane, lui lo va a comprare.

E tu non la fai la spesa?

Ah sì, la facevo io la spesa. Chi si trova. Mo’ sta nonno che non ha cosa fare e va lui a comprare la spesa, tutt caos.

Per esempio i ceci, le verdure, da dove le andate a comprare?

Allora si andava in piazza, adesso ci sono i negozi che si vende. Allora tutti alla piazza, poi venivano i camion dalle province, si fermavano in mezzo alla strada e si comprava da quelli.

E mo’ da chi li comprate, vi fidate di qualcuno in particolare?

In piazza, al fruttivendolo.

Quando hai imparato a cucinare?

Io? Da quando ero signorina.

E chi ti ha insegnato?

Nonna. Nonna Margherita.

Quando eri piccola tu, cucinava nonna Margherita?

Sì.

Quindi sono sempre le donne che cucinano?

E sì be’, le mamme, sempre le mamme cucinavano. – Nonno (Fuori campo): i ti nan k’cnùv, nan trmbùv? Ah si, quando poi mi sono fatta più grande cucinavo pure io.

Che cosa sai cucinare meglio?

Tutti i piatti: pasta al forno, faccio i cavatelli, faccio le scorze d’amell, pasta e rape, pasta e ceci, pasta e lenticchie, faccio tutte le qualità.

Quanto tempo impieghi tu per cucinare?

Be’, va be’ dipende, un’ora, due ore. La domenica per esempio facci il ragù con le brasciole, polpette, li impasto, poi le faccio friggere nell’olio, poi faccio il sugo e le polpette le faccio cucinare un po’ nel sugo.

Secondo te è importante saper cucinare?

Come no! sì, altro che! Che se non cucini, che ti devi mangiare? Mo sono tutte altre cucine, non le sapete fare, anche tua madre.

La dieta è cambiata secondo te?

Sì sì sì. Si facevano u fev m’nnet, con le cicorie. Erano le fave a purè, in italiano. Si toglieva la buccia, si mettevano a bagno la sera e poi la mattina si mettevano nella pentola con l’acqua e si faceva bollire. Quando si erano cucinate le fave, si girava un poco, si metteva un poco d’olio e diventava come una crema.

E’ importante che l’olio sia buono?

Sì sì sì. No ma adesso c’è sempre l’olio buono, ma sempre è stato l’olio buono a noi qua.

Da chi lo prendete voi l’olio?

Da chi lo prendiamo noi l’olio? – Nonno (Fuori campo): dai frantoi.

Ci sono dei piatti che non si cucinano più?

Le cicerchie, mo’ le cicerchie non le piantano più i contadini. Quelle erano buone quelle cicerchie, ù c’ciarchj. Quando apparecchi la tavola, che metti la tovaglia, i tovaglioli, ti interessa che sia bello da vedere? Ah sì, io metto la tovaglia bella grande, con tutti i bicchieri, i tovaglioli, le posate. Pure quando stiamo tutti e due con nonno.

Quindi non solo nelle feste?

Non sono scisciata insomma.

Anche quando state da soli, non solo nelle feste?

Sì sì, nonno lo può dire.

Che cosa non ti piace proprio cucinare?

Nonno (Fuori campo): U rris. Il riso! (Risata)

Perché?

Che non mi piace. L’unica cosa che non mi piace, Barbara a nonna. Non mi piace. Non sa di niente. Il riso vuole essere condito. Tu metti un po’ d’olio, un po’ di sugo ce jà? Semb ris.

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Maccheroni col ferro (Villapiana)

Maccheroni col ferro (Villapiana)

Intervista a Isabella Filardi

Realizzata da Isabella De Leo

Il 03/02/2021

Guarda il video su YouTube

Cosa stai facendo?

La pasta (fatta) in casa.

Che pasta?

Maccheroni col ferro.

Questi sono un piatto tipico di cosa?

Calabrese.

In che occasione si cucinano i maccheroni?

Di più a Carnevale… Poi noi li usiamo sempre! Però a Carnevale si usano di più.

Che cosa ti ricorda questo piatto?

La strofetta di carnevale che dicevano: ‘a Carnevale vuj i maccarun, ogni punt nu cauzun’.

Chi ti ha insegnato a fare i maccheroni?

Mi hanno insegnato a casa, con la mamma, la nonna, le zie… Mi ricordo di un matrimonio di una mia zia: abbiamo fatto per due giorni maccheroni. Ai tempi non c’era la pasta, abbiamo fatto i maccheroni per un matrimonio di più di cento persone! Due giorni… Si usavano sempre, i maccheroni si usavano sempre.

Quindi erano un piatto delle feste?

Sì, sì, un piatto che si usava quando c’era tanta gente, quando ammazzavamo i maiali. Era il piatto preferito.

Con che sugo si cucinano i maccheroni?

Va fatto il ragù con la carne di vitello, o di maiale. Però ci vuole il ragù.

Nonna, com’è cambiata l’alimentazione da quando eri giovane tu ad ora?

Una volta non c’erano tante cose, tante qualità di pasta, tante cose da mangiare. C’erano poche cose, ai miei tempi… E si mangiava verdura, si facevano sempre ceci, fagioli, piselli con le tagliatelle, quella era la pasta preferita. I cavatelli erano una pasta che si faceva col sugo di pomodoro, più d’estate che d’inverno, in brodo.

La farina dove la prendevate?

Al mulino, una volta… Non c’era un negozio, non c’era niente. La farina era di due qualità: per esempio, usavamo la bianca e la semola per far venire bene la pasta di casa. Viene più morbida, più buona!

Ci sono dei piatti che non si cucinano, che non si usano più?

Mah, per i giovani! Ma, per noi anziani, li usiamo ancora. Usiamo la trippa, usiamo la stigliula, usiamo le verdure, la fava antica, che si usava una volta ed ora non si usa più. Però noi grandi le facciamo queste cose, la stigliula, la trippa…

E la stigliula che piatto è?

E’ un piatto che si usava per le feste grandi, si faceva la stigliula e gli gnommatelli…

E come si cucinano?

Li puoi fare sia arrostiti che fritti con l’olio. La stigliula si può fare con i peperoni verdi, tutto mescolato, pure con i peperoni secchi. La stigliula si può fare in tanti modi, come la si desidera. Però noi la facciamo ancora, i giovani non la fanno proprio perché la schifano, però noi la facciamo ancora perché ci piace.

Ci sono dolci che ti ricordi che si facevano?

I dolci… Una volta si facevano le cullure a Pasqua e i taralli, per esempio, quando si andava al mare. Facevamo una settimana al mare, poi un giorno stavamo a casa e facevamo i taralli per portarceli al mare. Adesso ci sono tante cose, si comprano, però non sono quelle che si usavano una volta! A Pasqua si facevano le casatelle, ora si fanno, però si comprano… Quindi a casa quasi non le facciamo mai, le andiamo a comprare.

I maccheroni sono un piatto tipico di quale festa, qui a Villapiana?

Di più Carnevale, perché c’era la strofetta che diceva: ‘Carnuval e i cazun, ogni punt nu maccarun. Carnuval vod a giacchett, ogni punt na purpett’. E allora si mangiavano tutte queste cose. Poi ci vestivamo da Carnevale, come al solito, però adesso si vestono da Carnevale e vanno a scuola, vanno in piazza… Noi invece andavamo davanti alle porte: c’era chi ti dava un po’ di salsiccia, c’era chi ti dava una mezza lira… A quei tempi, quando ero piccola io, c’era la lira, c’era la mezza lira. Queste erano le cose. Comunque, a Carnevale, era la festa dei maccheroni (4:50). Poi, te l’ho detto: si mangiavano sempre i maccheroni, sempre alle feste grandi, Pasqua, Natale, Ferragosto. Queste erano le feste più grandi, perché tutti i giorni non si mangiava la carne, come adesso, che abbiamo sempre la carne, non abbiamo altro, si può dire. È tutto qua!

Va bene, grazie!

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Bbašcanèšchë (San Mauro Forte)

Bbašcanèšchë (San Mauro Forte)

Intervista ad Anna Erminia Lamagna

Realizzata da Marco Diluca l’8 ottobre 2020

Io mi chiamo Lamagna Anna Erminia, sono di San Mauro Forte, provincia di Matera, sono nata il 22/03/1938, a San Mauro Forte, allora questo ragazzo è venuto che vuole sapere le cose, come si fanno, che si faceva prima e vuole vedere come si fa quello che, nel nostro dialetto, viene chiamato l Bbašcanèšchë.

Ti sei alzata presto, sta mattina, per cucinare?

Eh sì sì, ho cucinato già.

E a che ora ti sei svegliata?

Alle cinque.

Sei andata a fare la spesa?

Eh sì! Sono andata a comprare anche il pesce.

Hai comprato solo quello che ti serviva per oggi?

Eh sì! No, di conservare no…

Hai qualche fornitore speciale da cui vai? Che preferisci?

Come? Non ho capito…

Vai da qualche negoziante in particolare?

No! No! No! Quello che trovo prendo, quello che non trovo vado a casa, e fai quello che hai in casa.

Quindi hai comprato solo quello che ti serviva per oggi?

I fagioli li ho comprato ieri, il pesce sta mattina.

Ci sono anche ricette che non ti piace cucinare?

No no, cucino di tutto e mangio di tutto.

Cucinavi già da bambina?

Eh! Mia madre andava in campagna e noi eravamo in casa e cci diceva quello che dovevamo fare e facevamo tutto, la sera quando rientravano mio padre e mia madre dovevano trovare tutto pronto, altrimenti… C’erano anche le botte!

Quindi sei stata costretta ad imparare a cucinare?

Eh sì sono stata costretta, sono andata anche in campagna insieme a loro, a dodici anni, non come adesso che stanno tutt bell che vanno trovando solo le brioche.

La dieta alimentare è cambiata rispetto a quando eri piccola?

Noi la dieta la facevamo quando andavamo in campagna, un pezzettino di pane, poi arrivavamo dove dovevamo arrivare, alla campagna, e zappavo le fave, tiravo l’erba nel grano…Dovevi imparare anche a tirare l’erba nel grano, da piccolina mi ha imparato mio padre e mia madre.

E quindi oggi è cambiato il modo in cui si mangia rispetto a prima?

Ah sì sì sì! Prima mangiavamo tutta roba che facevamo noi dalla campagna, fafe, ceci, granturchi, lenticchie, il grano…che lo pesava mio padre, ed erano tutte cose buone.

Si mangiavano cose genuine?

Sì sì! Tutte genuine! Invece adesso si mangiano tutte roba di schifezze.

Cosa significa per te genuino?

Significa che le cose a me…Genuino erano tutte cose che facevamo noi per le mane nostre! Invece, invece no! Adesso mangiano tutte cose che si comprano, schifezze.

*

Per fare questo Bbašcanèšchë ci vuole il vino quando si vendemmia, non appena vendemmiato e macinato l’uva e si prende questo mosto…Allora si prende e si mette un colino che se c’è qualche semino o grappolo si togliere…Poi si mette sul fuoco…

Da chi hai imparato questa ricetta?

Da mia madre…E a mia madre l’ha imparata la madre, e mia madre ci ha imparato anche a noi, a tutti e tre i figli.

E tu fai qualcosa di diverso rispetto a quello che faceva tua madre o la fai uguale la ricetta?

No! Uguale, se no poi non viene come cose che si faceva prima.

I tuoi famigliari apprezzano questo cibo che prepari? Piace a loro?

Eh sì! Eh…

Quindi ti fa piacere se ti fanno i complimenti e ti dicono che è buono?

Bah a me…Per me sarebbe una cosa che mi piace e lo faccio… Poi se uno l’accetta…Lo prendo con gradito che l’ha preso…Ha gradito…Se non la prende…

Adesso stai filtrando il mosto?

Sì sì, vedo che è troppo sporco…Perché è fresco preso il vino capi.

Il mosto che caratteristiche deve avere? Deve essere fresco giusto?

Eh sì sì! Dopo appena macinata l’uva fino alla sera lo puoi fare, ma se lo tieni ventiquattro ore non tanto va bene perché comincia a portare l’acidità.

E di conseguenza il dolce è più amaro?

Eh sì sì, è più amaro.

Lo cucini sul gas adesso questo dolce?

 

Sì sì.

Prima invece dove lo cucinavate?

E sul fuoco!

Preferisci cuocere i cibi sul gas o sul fuoco come una volta?

Beh sul fuoco è buono perché è una cosa naturale, però sul gas ti metti e fai, mentre prima dovevi fare il fuoco…

Quindi sul gas è più comodo mentre col fuoco veniva meglio.

Eh sì…Adesso dobbiamo aspettare che deve bollire, mò meniamo un po’ di cannella.

Quindi anche la cannella si usa, oltre al mosto?

Eh sì…Beh mettiamo un po’ di più che da più il sapore…Poi deve girare, quando incomincia a bolle devi mette la semolina.

Quindi l’altro ingrediente è la semolina?

Sì, non si mette lo zucchero e niente! Solo semolin e cannella, la cannella che è una cos tradizionale proprji…Davanti tanti anni…

Quindi quando eravate piccoli questo era il dolce che mangiavate?

Quest era il dolce che faceva mia madre.

Era solo questo il dolce?

Eh che volevi fà… E qualche volta mia madre faceva, facimm le zeppole, l scarpedd! Sciost in italia…Oh come si dice! In dialetto! L scarpedd, le fazzelle col miele, quelle erano i dolci, poi quando veniva pasqua mia madre faceva il dolce con la salsiccia, con la ricotta, e questi erano i dolci che c’eravamo prima, non c’era niente di buono, però quello che facevano mangiavano, poi mia madre, io ero piccolina…Chiediamo le caramelle, e intanto le caramelle quelli tempi non c’era nessuno, il tempo della guerra! E la guerra è stato abbastanza pesante, e allora mia madre prendeva lo zucchero, lo metteva sul fuoco come adesso, con un po’ di acqua, quando quello era tutto disciolto lo zucchero allora prendeva un’altra pentola, la metteva rivoltata e metteva un po’ di olio sopra e prendeva questo zucchero lo metteva su questa padella e quando quello era fatto duro prendeva il cortello e faceva pezzettini pezzettini e la teneva anche nascosta, ogni tanto andavo a mangiare una, eh, che era…Non c’era niente di bello, eravamo quattro figli, la miseria c’era…Mò stanno tutti abbastanza sazi e qualche cosa la buttano pure adesso, invece noi non buttavamo niente, e io ancora adesso che ho Ottantatré anni non butta niente, mangia di tutta, resta la roba, la riscaldiamo la sera e la mangiamo, io e mio marito, e ho imparato anche i miei figli questa maniera…Ed è la verità…non è che…Eh…Purtroppo!

Quindi adesso inseriamo il terzo ingrediente che è il semolino giusto?

Sì sì, mò cha bolle lo dobbiamo mettere dentro… vediamo se si sente.

Hai controllato se si sente la cannella?

Eh, eh, mettiamo un altro poco.

Ci sono misure speciali o fai a occhio?

No no io faccio a occhio, la prove e vedo il gusto che c’è, se è buona non ne mengo più, se non mi piace il gusto, che non si sente, allora meglio un altro po’.

Per quante persone è questa porzione?

Eh, parecchie, puoi fare a pezzettini per parecchie persone, la famiglia qualche amico.

Questo dolce lo si dona anche ad amici del vicinato?

Sì sì! Che allora non c’era niente, e chi lo faceva, faceva complimenti  (inteso come dono) a qualche altro bambino vicino la porta, qualche signora, qualche vecchietta, e si faceva di tutto…La famiglia era unita prima adesso invece no…La famiglia è tutta…Chi va a destra chi va a sinistra e povere vecchiette le vanno a nghiodere tutte nello spizio…Allora quando bollo si mena la semolina cosi, con un mattarello (confonde il mattarello con il mestolo) e devi girare fin quando che non addiventa dura.

Quindi quando bolle si mette il semolino e si mescola?

Sì, poi si mette in una… come posso dire… In una teglia. Eh! Mettiamo un altro poco .

Adesso bisogna aspettare per poi metterla nella teglia giusto?

Sì, gli devi dare il tempo che devi girare, che se no sé la meni di colpo s fac uno…E non va bene…Un po’ di pazienza…

Il semolino si mette lentamente?

Sì.

Se no diventa subito duro?

Esatto, si lavora lentamente.

Adesso è cotta nella pentola e la mettiamo su questo vassoio con un po’ di olio per farla aderire?

Sì.

Adesso questo dovrà raffreddare per un paio di giorni?

Sì, due tre giorni e poi si può…Però quando la fai con la semola del grano duro è diverso…L’anno scorso andai a prenderlo alla farmacia (il semolino) si pagò…Otto euro! Due cosi di questo qua, che non ne potevo avere e andai a finire alla farmacia…E questa è tutta la lavorazione che si fa prima, poi dopo vediamo…Si prende il coltello e si fanno a fettine!

Tuo marito ti dà una mano in cucina?

No, proprio zero! A mangiare sì!

Adesso viene proprio come delle caramelle?

Eh sì sì…Questo si conservava e pure l’inverno si mangiava.

Come lo conservavano una volta?

Eh no, quando era duro si mette in un recipiente, in un sacchettino e si conserva, mo ci sono i friz, puoi mettere anche nei friz, ma allora friz cucù, si metteva in una cesta col manico e si metteva alla verga giusto all’antica.

Come quando si appendeva il salame?

Ecco sì.

Invece adesso lo conservi nel freezer per congelare e scongelare quando vuoi?

Si che quando vengono i miei figli lo faccio provare…E così si facevano anche le caramelle, a pezzetti a quadrati, come vuoi farle. Certo così viene più…

Più bello da vedere?

Eh eh. Tu ora lo puoi conservare e quando vai dal mae…Professore, dici questo lo ha fatto la signora e sono le cose che si mangiano…

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